mercoledì 17 ottobre 2018

C'è sindaco e sindaco

Riace. Fonte: http://www.umanitanova.org
Il Sindaco di Riace è stato arrestato il 2 ottobre 2018 e posto agli arresti domiciliari come misura cautelare rispetto alle accuse di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e illeciti nell’affidamento diretto del servizio di raccolta dei rifiuti; ne abbiamo parlato in questo post e in questo. Per inciso, il GIP nel convalidare gli arresti per questi due capi d'accusa aveva fatto cadere tutta una serie di ipotesi di reato decisamente più gravi a suo carico, formulate dalla Procura di Locri, riconoscendo che nessuna condotta è stata finalizzata alla sottrazione di risorse oppure all'arricchimento personale. Ieri, 16 ottobre, il Tribunale del Riesame ha accolto il ricorso di Lucano e revocato gli arresti domiciliari, imponendo però a Lucano il divieto di dimora nel Comune di Riace. Il sindaco dovrà dunque vivere altrove fino alla conclusione del processo.

Colpisce la severità del provvedimento, specialmente in rapporto a situazioni comparabili che hanno riguardato altri sindaci.

Il Sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà
Ad esempio, senza andare lontano da Riace, il sindaco di Reggio Calabria, Falcomatà, assieme ai due sindaci precedenti, dal 20 settembre scorso risulta indagato per inadempimento di contratti di pubbliche forniture, omissioni di atti di ufficio, disastro ambientale, getto pericoloso di cose ed attività di gestione non autorizzata di rifiuti, con smaltimento illecito degli stessi, nell'ambito di un inchiesta che ha portato al sequestro di 14 depuratori nel reggino. Falcomatà figura anche in un rapporto dei ROS allegato all'inchiesta Teorema sugli affari della cosca Libri, nel quale si documentano i rapporti fra cosca e sindaco. Che però, a differenza di Mimmo Lucano, è a piede libero. Potrebbe addirittura ricandidarsi.

Andiamo al nord, in provincia di Monza, il 28 settembre 2017 la giunta (Lega Nord) è caduta per effetto delle dimissioni di tutti i consiglieri che in questo modo hanno cercato di evitare il commissariamento del comune per infiltrazione mafiosa. A travolgere l'amministrazione l'indagine della Procura di Monza e della DDA di Milano sugli affari della 'ndrangheta in Brianza.
L'ex Sindaco di Seregno, Edoardo Mazza
Il sindaco di Seregno, Edoardo Mazza, arrestato a fine settembre 2017, viene rimesso in libertà un mese dopo dal GIP di Monza e, diversamente da Lucano, ma similmente a Falcomatà, anche lui attende la conclusione delle indagini e il processo a piede libero. Le indagini sul primo troncone dell'inchiesta si sono chiuse a marzo 2018 e l'ex sindaco è stato rinviato a giudizio, assieme al costruttore Lugarà, per corruzione; nello specifico per avere (è l'accusa con cui va a processo) agevolato il piano urbanistico del costruttore relativamente all'edificazione di un centro commerciale, in cambio di voti nella campagna elettorale del 2015, vinta dallo stesso Mazza quale candidato della coalizione di centrodestra. Corruzione e voto di scambio insomma.

Casi ce ne sono altri, numerosi, che diventerebbe lungo e noioso proseguire l'elenco; ma già questi due esempi, che uniscono l'Italia da nord a sud, mostrano come la pericolosità sociale di Domenico Lucano, accusato di avere violato procedure non a scopo di arricchimento personale ma per fornire aiuto umanitario agli immigrati e per far funzionare il proprio progetto di accoglienza diffusa, sia giudicata più severamente di quella di altri sindaci, accusati di fare affari con la mafia oppure di gestire illegalmente e malamente il ciclo dei rifiuti con grave danno ambientale; al punto che mentre Lucano si vede comminare il divieto di risiedere nel  proprio comune, gli altri due attendono a piede libero e senza restrizioni il loro processo.

Sulle ragioni di questa disparità di trattamento ognuno può trarre da sé il giudizio che preferisce.




venerdì 12 ottobre 2018

La Consulta di Valle Sauglio. Appunti di storia locale

Manifesto elettorale
Consulta Valle Sauglio
Su Piazzale Europa vogliamo occuparci di luoghi e parlare della loro gestione e trasformazione. Di politica insomma, e di vita. E preferiamo farlo, laddove possibile,  grazie alla collaborazione e apporto di chi ha vissuto i luoghi e le politiche di cui si parla. Per aprire anche uno spazio di memoria, che aiuta sempre la riflessione.
Grazie alla cortesia di Adriana Cortassa, sindaco di Trofarello fra il 1993 ed il 2001, abbiamo la possibilità di mostrare alcune immagini che ci consentono di riaprire alla memoria un evento di partecipazione molto importante, tenutosi ormai quasi 21 anni fa: le elezioni della Consulta della Frazione di Valle Sauglio.

Lo Statuto del Comune di Trofarello dedica la sua Parte III° alla Partecipazione Popolare e, con l'Art 51, specifica che, ai fini della "Valorizzazione e promozione della partecipazione" [...] "Il comune valorizza le libere forme associative e cooperative, promuove organismi di partecipazione dei cittadini all'amministrazione locale anche su dimensione di borgata o di frazione." e che a questo scopo il Comune "interviene attraverso: a) incentivazioni di carattere tecnico-organizzativo o economico-finanziario; b) informazioni sui dati di cui è in possesso l'amministrazione;  c) consultazioni riguardanti la formazione degli atti generali."
26/10/1997  Consulta Valle Sauglio, il seggio. Foto A. Cortassa
Così l'art. 56 riserva al Sindaco la facoltà di convocare e presiedere Consulte "relative a settori di particolare rilevanza per l'azione comunale." composte dai "rappresentanti delle forme associative portatrici degli interessi settoriali rilevanti e da cittadini di particolare qualificazione ed esperienza.". L'art 57 però, che riguardava le consulte di frazione e di borgata risulta purtroppo abrogato successivamente al 2001.
Ma nel 1997, il 26 ottobre, si tennero le elezioni per la costituzione della Consulta  della Frazione di Valle Sauglio.  Si tratta probabilmente dell'ultimo momento di partecipazione locale istituzionalizzata e, per questa ragione, la sua documentazione e memoria risulta particolarmente significativa.
26/10/1997  Consulta Valle Sauglio. Elettori in attesa.  Foto A. Cortassa
Pertanto si invitano tutti coloro che hanno ricordi relativi alla Consulta di Valle Sauglio, o immagini e le vogliano condividere per arricchire questo blog, di inserire liberamente le loro osservazioni o, se preferiscono, scrivere a g.mantoani@alice.it.






martedì 9 ottobre 2018

Gerusalemme e "dintorni"

Gerusalemme, il muro. Foto di Fiorella Fausone
Gerusalemme: le donne marciano insieme per la pace! (Vedi il post dedicato)
Parto da qui per ritornare alla serata di venerdì scorso (5/10/2018) al Centro Marzanati a Trofarello: "Un Ponte per Gaza. Rassegna di cortometraggi di vita quotidiana in Palestina".  La serata è stata indubbiamente interessante ma credo vada implementata da alcune precisazioni. Partendo dal presupposto che "gli stati devono essere due" (che quindi gli arabi abitanti la zona israeliana hanno DIRITTO ad avere uno Stato e non è scontato per tutti) credo che venerdì si sia parlato di "Colonie e Coloni" senza precisare perché gli insediamenti fanno comodo al governo e, soprattutto, CHI SONO I COLONI.
 
L'attuale governo di Bibi Netaniau - definiamolo, per sintesi, molto conservatore - ha bisogno dell'appoggio dei partiti di dx ed estrema dx a cui fanno riferimento i movimenti religiosi dell'ebraismo ortodosso e ultraortodosso che abitano, per tornare all'argomento della serata, le colonie. In questo momento politico, con il governo americano di Trump, Netaniau si è, purtroppo, persino rafforzato!!!! L'ebraismo ultraortodosso è mal sopportato,se non osteggiato,dagli stessi ebrei che abitano Israele e non solo poichè vivono (essi stessi ), volutamente, ai margini della società (perchè chiusi nei loro mondi fermi alle società dell'Europa dell'Est del 1800 o giu di lì , ed i romanzi di Singer) ma anche perchè si sottraggono (con l'aiuto di questo governo) al servizio di leva (due anni obbligatori per maschi e femmine), non mandano i loro figli in scuole "laiche", tentano di imporre abitudini derivanti dalla loro visione della Torah (ad esempio chiusura, dal venerdì sera al sabato sera di parcheggi, mercati ecc).
Tutta questa lunga premessa per dire che, in questo momento, mi sembra lontana la possibilità di trovare una soluzione ragionevole al conflitto israelo palestinese per i motivi che ho provato a dire. Nel contempo credo sia utile osservare la società israeliana nel suo complesso per osservarne tutte le componenti

venerdì 5 ottobre 2018

Becky e OPL 245. Riace e Milano. E la Nigeria. E la giustizia.


Piattaforma petrolifera. (fonte www.recommon.org)
Il sindaco di Riace,  Domenico Lucano, ieri ha sostenuto l'interrogatorio di garanzia presso la Procura di Locri; sospeso dalla funzione, aspetterà agli arresti domiciliari il processo nel quale dovrà risponere di irregolarità nell'assegnazione della raccolta differenziata e di avere favorito il matrimonio di una donna nigeriana con un uomo italiano, al solo scopo di non farla rimandare in Nigeria. Ne abbiamo parlato in un post del 2/10

Va detto che Lucano si difende ottimamente da sè: "C'è chi mi accusa di non aver rispettato le regole ma forse la Costituzione italiana la rispetto più io di molti che si nascondono dietro "le regole". La prima regola della Costituzione italiana che nasce dalla Resistenza è il rispetto degli esseri umani. E non hanno colore della pelle o nazionalità".  

Nondimeno, qualche ragonamento viene voglia di aggiungerlo. Il matrimonio, come è noto, è un'istituzione che, al di là degli stereotipi sull'amore romantico è disciplinato da una serie di articoli del Codice Civile, in particolare il 143, che definisce obblighi e doveri reciproci dei contraenti.
Aggiungi didascalia
Fra questi, sicuramente un posto di rilievo è dato all'obbligo di reciproca assistenza morale e materiale fra i coniugi, che nell'art 143 viene elencato per secondo, mentre -ad esempio -l'obbligo della coabitazione viene per ultimo.
In altre parole il matrimonio si contrae, fra le altre cose, per garantire e garantirsi protezione sociale ed economica.  Cos'altro avrebbe ottenuto Lucano per la donna nigeriana aiutandola a maritarsi con un suo conterraneo se non protezione sociale? Non è andato affatto lontano dal Codice Civile, dunque. E però, oggi, Mimmo Lucano è agli arresti domiciliari con l'accusa di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.

Becky Moses e i resti della baracca in cui è bruciata
La donna in questione era scappata della Nigeria che è un paese da cui va via molta gente; e molta ne viene in Italia, perchè i dati dicono che in questi anni la Nigeria è sempre stata fra i primi paesi di provenienza di migranti e richiedenti asilo.
Che il Sindaco di Riace avesse ragione a fare come ha fatto lo dimostra la storia di Becky Moses, ventiseienne, morta bruciata a Rosarno (paese in mano alla 'ndrangheta, a 60 km da Riace) lo scorso gennaio, nel rogo della baracca dove dormiva.
Arrivata in Italia nel dicembre 2015. Becky Moses ha vissuto a Riace fino a dicembre 2017, finchè la sua richiesta di asilo è stata rifuutata. Il 3 gennaio 2018 ha dovuto lasciare Riace; ed è andata a proprio a Rosarno; da clandestina è finita nel racket della prostituzione. Il 28 gennaio, meno di un mese dopo, è morta nel rogo della baracca in cui viveva clandestinamente. Lucano aveva presente la sua storia quando consigliava all'altra ragazza di sposarsi qui.

Ma ci sono altri Italiani che si occupano della Nìgeria, non per aiutare i rifugiati che arrivano sulle nostre coste,  tuttavia, ma piuttosto per "aiutarli a casa loro" come amano dire i politici si governo, qualunque sia il loro partito, dal Pd alla Lega-M5S.  Per questo voglio brevemente ricordare, tenendola vicina per paragone con quella di Domenico Lucano, un'altra storia che parte dalla Nigeria e arriva in Italia, questa volta a Milano e come quella coinvolge la giustizia. Anche qui c'è un italiano che sta affrontando un processo, anche se questo lo affronta a piede libero,  continuando a fare il proprio lavoro.

Mappa concessioni petrolifere offshore Nigeria
Al largo del delta del Niger, davanti alle coste della Nigeria, lo spazio marino è suddiviso in zone di concessione, prospezione e sfruttamento petrolifero denominate OPL  (Oil Prospecting License). Una delle zone più ricche è la OPL 245, stimata della capacità produttiva di 9,23 miliardi di barili di greggio. Al prezzo attuale significa che ha un valore di oltre 700 miliardi di euro. Nel 2011 Eni e Shell hanno comprato questa concessione con un'operazione del valore di 1,3 miliardi di euro. Un grosso affare che però ha finito col portare i suoi protagonisti in tibunale  con l'accusa di corruzione internazionale per tangenti che superano il miliardo di euro.

Claudio Descalzi, AD ENI
In questi giorni iniziano gli interrogatori anche per questo processo, a Milano, che vede coinvolto un protagonista del tutto diverso da Minmo Lucano: è Claudio Descalzi (per un approfondimento sul processo per corruzione internazionale contro ENI quarda questo post).
Ingegnere, milanese, 63enne, con una brillante carriera in ENI nel settore dello sfruttamento petrolifero in Africa, Descalzi è un protagonista del tutto diverso da Mimmo Lucano. Dal 1994 opera in Africa per ENI, nel 2000 è nominato direttore dell'area geografica Italia, Africa e Medio Oriente. Nel 2006 diventa vice direttore generale di Eni nella divisione Exploration & Production, Nel 2014 è nominato dal governo Renzi al vertice dell'ENI.
Ma, nel 2014 Descalzi è indagato per corruzione internazionale dalla Procura di Milano, assieme al suo predecessore ed altri funzionari. L'ipotesi investigativa è che una mazzetta da un miliardo di dollari sia stata ripartita tra nigeriani e italiani: 800 milioni agli africani, 200 agli europei, per ottenere i diritti di sfruttamento della cncessione offshore OPL 245.
Da allora l'inchiesta ed il processo vanno avanti, in modo anche complicato e difficile perchè coinvolge anche la Shell e una società controllata dall'ex ministro del petrolio nigeriano Dan Bete, che in veste di ministro aveva assegnato alla propria società la concessione, e tramite questa l'ha poi rivenduta a ENI e Shell.
 Inutile dire che, del miliardo e passa di dollari, nelle casse del governo nigeriano non è arrivato nulla. In politiche a sostegno della popolazione non è arrivato nulla

Il delta del Niger è una delle zone più inquinate del mondo, dove l'industria estrattiva ha causato oltre 7000 incidenti negli ultimi 50 anni, 2/3 della popolazione vive in estrema povertà. Le proteste delle popolazioni locali nei confronti delle compagnie petrolifere hanno portato le compagnie a chiedere l'intervento del governo per difenderle e si sno verificati anche interventi armati del governo stesso  contro la popolazione.

Forse da lì arrivavano  sia Becky Moses che la ragazza aiutata da Mimmo Lucano, donne a cui non viene riconosciuto il diritto di asilo perchè non scappano da un conflitto internazionalmente riconosciuto ma anzi da un posto dove li stiamo aiutando a casa loro. Eppure, a differanza del Sindaco di Riace, l'Amministratore Delegato di ENI, all'origine di un fiume di denaro che ha alimentato la corruzione e che schiaccia la gente del delta del Niger (il processo dirà se sapeva di corrompere oppure no), affronta il suo processo  a piede libero, lavorando tranquillamente. Pecunia non olet.



Un po di riferimenti:

http://www.nigrizia.it/notizia/tangenti-eni-shell-iniziano-gli-interrogatori/notizie

https://www.ilpost.it/2018/10/02/sindaco-riace-domenico-lucano-arrestato/

https://www.ilpost.it/2018/10/02/sindaco-riace-domenico-lucano-arrestato/

https://www.osservatoriodiritti.it/2018/05/16/eni-nigeria-corruzione-processo-opl-245/

https://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2014-07-05/quella-corsa-giacimento-ex-ministri-e-mediatori-081730.shtml?uuid=AB1lYuXB

https://it.reuters.com/article/topNews/idITKBN1KA1XN-OITTP

http://www.nigrizia.it/notizia/tangenti-eni-shell-iniziano-gli-interrogatori/notizie

https://it.m.wikipedia.org/wiki/Claudio_Descalzi


https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2016/04/08/megatangente-eni-nigeria-stornati-in-italia-200-milioni29.html

https://www.repubblica.it/economia/finanza/2018/09/20/news/eni_prime_condanne_per_le_tangenti_in_nigeria-206931236/amp/

Eni e la corruzione internazionale in Nigeria

Piattaforme petrolifere. Fonte: "Nigrizia"
Persone, luoghi e politiche. Di questo si occupa il nostro blog. Non può che riempirci di interesse, dunque, il processo per corruzione internazionale in Nigeria che si tiene a Milano ed entra finalmente nel vivo degli interrogatori in questi giorni. Il processo è a carico di ENI e Shell, accusate di  avere gestito un flusso enorme di tangenti, oltre un miliardo di dollari, per accaparrarsi nel 2011 il diritto di sfruttare il giacimento petrolifero off-shore davanti alle coste della Nigeria noto come OPL 245. Fra l'altro, una parte di quei soldi sono "rientrati" in Italia per remunerare vari attori della vicenda, fra i quali spunta anche il nome di Luigi Bisignani, opaco faccendiere itaiano già condananto sia nel processo per la maxitangente Enimont che poi (con patteggiamento) nel processo per la cosiddetta P4.
Claudio Descalzi, AD ENI (www.ilfatttoquotidiano.it)

Due mediatori internazionali sono già stati condannati a giugno, quindi la corruzione è già assodato che ci sia stata. E i soldi venivano da ENI e Shell. Si tratta ora di capire se i vertici dell'azienda sapessero che direzione prendevano i soldi da loro versati oppure no. Fra gli imputati figurano sia l'attuale AD di ENI Claudio Descalzi che il suo predecessore Scaroni.



Nella video-intervista, il commento di Lanre Suraju, presidente dell'organizzazione nigeriana Human and Environmental Development Agenda. (FonteNigrizia, 13/3/2018)



Di seguito un po di riferimenti per farsi un idea

1/10/2018    http://www.nigrizia.it/notizia/tangenti-eni-shell-iniziano-gli-interrogatori/notizie
8/6/2018      https://royaldutchshellplc.com/2018/06/08/more-opl-245-corruption-continues-into-2018/
5/4/2018      https://www.financeuncovered.org/money-laundering/opl-245-scandal-jp-morgan-claims-uk-authorities-gave-green-light-to-transfer-875m-convicted-money-launderer-dan-etete/
13/3/2018    http://www.nigrizia.it/notizia/eni-e-shell-alla-sbarra-il-commento
8/3/2018      https://www.vanguardngr.com/2018/05/opl-245-popular-oil-block/
5/3/2018      https://www.recommon.org/nigeria-caso-eniopl-245/
20/12/2017  https://www.theoilandgasyear.com/news/shell-and-eni-to-stand-trial-over-opl-245/
20/12/2017  https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/12/20/tangenti-eni-nigeria-descalzi-e-scaroni-rinviati-a-giudizio-per-corruzione-internazionale-a-processo-anche-bisignani/4050617/
11/4/2017    https://www.recommon.org/caso-opl-245-ammissioni-della-shell-leni-cosa-dice/
14/10/2014  https://www.nanopress.it/mondo/2014/10/14/inchieste-eni-30-anni-di-scandali/31681/
19/8/2011    https://www.africaintelligence.fr/lae/dossier/nigeria_opl_245_malabu_dan_etete

Una mappa delle cncessioni petrolifere nigeriane offshore https://www.offshore-mag.com/content/dam/offshore/print-articles/Volume%2073/12/1312OFFWestAfricaMap.pdf

Bio Wikipedia di Claudio Descalzi  https://it.wikipedia.org/wiki/Claudio_Descalzi

martedì 2 ottobre 2018

Mimmo Lucano. Ai domiciliari per matrimonio, in terra di 'ndrangheta


Oggi di prima mattina la Guardia di Finanza ha posto agli arresti domiciliari Domenico Lucano, sindaco di Riace, noto per aver salvato il proprio paese dallo spopolamento inventandosi un modello di accoglienza e di integrazione che l'ha fatto nominare fra i 50 uomini più influenti del mondo dalla rivista  Fortune. Si veda a titolo di esempio cosa è Riace in Festival. Festival delle Migrazioni e della Cultura Locale

Questa è la seconda inchiesta che viene condotta in merito alla sua gestione dei fondi (la prima è di un anno fa circa) attribuiti per la gestione dei progeti di accoglienza. La prima non aveva dato riscontri di irregolarità. Nel frattempo gli stessi fondi gli sono stati a lungo bloccati dal Ministero dell'Interno (ancorchè erogati) al punto che Lucano aveva dovuto fare lo sciopero della fame per farli bloccare.

E dunque oggi sono arrivati gli arresti domiciliari, in esito ad una "accurata inchiesta" della procura di Locri relativa a gravi ipotesi di reato sempre relative alla gestione dei finanziamenti.

Mandamento ionico 'ndrangheta
Siamo in Calabria, litorale ionico della provincia di Reggio Calabria, terra tiranneggiata da potenti 'ndrine di criminalità organizzata. a pochi chilometri c'è la Gioiosa Ionica degli Ursino, che hanno anche dei collegamenti solidi con la Locale di Moncalieri, qui vicino a casa nostra, ma che hanno fatto sentire la loro presenza sia a Melbourne che a New York.

A un'ora d'auto da Riace c'è Rosarno, comune sciolto due volte per mafia, dove Salvini si è fatto eleggere, dove è andato a fare comizi nei cui parterre c'erano membri della famiglia Pesce, associata alla famiglia Bellocco, una delle più potenti organizzazioni di narcotrafficanti sul mercato. Salvini a Rosarno, davanti a quella gente, non ha parlato di lotta alla mafia ma di lotta all'immigrazione.
Dicembre 2016, Rosarno.
Arresto di Marcello Pesce, detto "U ballerinu"
E proprio in questa terra, la Procura di Locri indaga  Domenico Lucano per fatturazioni false, procedure violate, violazione della concorrenza, concussione.
Alla fine dell'inchiesta, il GIP scrive che anche se gli indagati "conformavano il loro comportamento ad estrema superficialità, il diffuso malcostume emerso nel corso delle  indagini non si è tradotto in alcuna delle ipotesi delittuose ipotizzate"
Comuicato del Procuratore di Locri, Dr. Luigi D'Alessio).

Insomma non possono addebitargli nulla.  Lucano risulta un uomo onesto anche quando lo osservi di nascosto. Però, nelle indagini emerge che Lucano e la moglie si prodigano a combinare matrimoni fra donne africane che rischiano di essere cacciate dall'italia e uomini italiani. Con lo scopo preciso di non farle mandare via, anche a costo di superare con decisa noncuranza le norme in materia (documentato dalle intercettazioni riportate). E quindi scatta l'accusa di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina
“Ferme restando le valutazioni già espresse in ordine alla tutt’altro che trasparente gestione, da parte del Comune di Riace e dei vari enti attuatori, delle risorse erogate per l’esecuzione dei progetti S.P.R.A.R. e C.A.S., ed acclarato quindi che tutti i protagonisti dell’attività investigativa conformavano i propri comportamenti ad estrema superficialità, il diffuso malcostume emerso nel corso delle indagini non si è tradotto in alcuna delle ipotesi delittuose ipotizzate”.

Notizia tratta da: https://www.ciavula.it/2018/10/comunicato-procura-locri-sullarresto-di-lucano/
“Ferme restando le valutazioni già espresse in ordine alla tutt’altro che trasparente gestione, da parte del Comune di Riace e dei vari enti attuatori, delle risorse erogate per l’esecuzione dei progetti S.P.R.A.R. e C.A.S., ed acclarato quindi che tutti i protagonisti dell’attività investigativa conformavano i propri comportamenti ad estrema superficialità, il diffuso malcostume emerso nel corso delle indagini non si è tradotto in alcuna delle ipotesi delittuose ipotizzate”.

Notizia tratta da: https://www.ciavula.it/2018/10/comunicato-procura-locri-sullarresto-di-lucano/
“Ferme restando le valutazioni già espresse in ordine alla tutt’altro che trasparente gestione, da parte del Comune di Riace e dei vari enti attuatori, delle risorse erogate per l’esecuzione dei progetti S.P.R.A.R. e C.A.S., ed acclarato quindi che tutti i protagonisti dell’attività investigativa conformavano i propri comportamenti ad estrema superficialità, il diffuso malcostume emerso nel corso delle indagini non si è tradotto in alcuna delle ipotesi delittuose ipotizzate”.

Notizia tratta da: https://www.ciavula.it/2018/10/comunicato-procura-locri-sullarresto-di-lucano/

 Questa è la colpa di Domenico Lucano, finito agli arresti domiciliari, in terra di "drangheta, sotto un ministro dell'interno che guida un partito condannato per una truffa da 49mln di €. Questa è la colpa di Domenico Lucano, arrestato per avere fatto sposare delle donne allo scopo di non farle ritornare da dove erano scappate.
“Ferme restando le valutazioni già espresse in ordine alla tutt’altro che trasparente gestione, da parte del Comune di Riace e dei vari enti attuatori, delle risorse erogate per l’esecuzione dei progetti S.P.R.A.R. e C.A.S., ed acclarato quindi che tutti i protagonisti dell’attività investigativa conformavano i propri comportamenti ad estrema superficialità, il diffuso malcostume emerso nel corso delle indagini non si è tradotto in alcuna delle ipotesi delittuose ipotizzate”.

Notizia tratta da: https://www.ciavula.it/2018/10/comunicato-procura-locri-sullarresto-di-lucano/


Qui la sintesi, ben fatta, da L'Internazionale sul modello di accoglienza messo in atto a Riace da Lucano
“Ferme restando le valutazioni già espresse in ordine alla tutt’altro che trasparente gestione, da parte del Comune di Riace e dei vari enti attuatori, delle risorse erogate per l’esecuzione dei progetti S.P.R.A.R. e C.A.S., ed acclarato quindi che tutti i protagonisti dell’attività investigativa conformavano i propri comportamenti ad estrema superficialità, il diffuso malcostume emerso nel corso delle indagini non si è tradotto in alcuna delle ipotesi delittuose ipotizzate”

Notizia tratta da: https://www.ciavula.it/2018/10/comunicato-procura-locri-sullarresto-di-lucano/

lunedì 1 ottobre 2018

Gerusalemme. Le donne marciano assieme per la pace.

Leggo solo oggi la notizia, lunedí 30 settembre, alle 8:30, ma è stata riportata ieri sera da Pietro Giorgio Carena sulla pagina del gruppo Fb: "Porta Palazzo, il mercatino delle idee" ed era stata pubblicata il 23/9 sul sito Bet Mosaico, della Comunità Ebraica di Milano.
Nel post pubblicato qui per mettere in evidenza l'iniziativa "Rassegna di Cortometraggi di vita quotidiana in terra di Palestina" (5/10/2018, ore 21, Centro Marzanati, Trofarello), sottolineavo proprio la relativa invisibilità della questione israelo-palestinese qui in Italia.
Ed ecco la notizia: si tratta della Marcia per la pace che il 20/9/2018 a Gerusalemme ha visto sfilare e cantare assieme 45.000 donne arabe e israeliane.
Guardo sempre telegiornali e siti di informazione, ogni giorno e non l'avevo sentita, da nessuna parte, colpa mia, ma mi rincuora molto (anche se un sito israeliano parla di 4500 e non 45.000 donne; è bello e importante comunque).

La Giornata della Pace è stata organizzata da Women Wage Peace, associazione che riunisce donne arabe e israeliane, persone di tutti gli schieramenti politici, religiosi e laici, alla ricerca di soluzioni di pace giuste e accettabili, necessarie per entrambi i popoli, che vivono e condividono  quella stessa terra.

Penso sempre che anche il popolo israeliano patisce lutti e sofferenze, è vittima e ostaggio di questo conflitto, del proprio governo che lo porta avanti e delle relazioni internazionali che fanno di Israele un irrinunciabile avamposto occidentale in medio oriente, dove la pace serve alla politica meno della guerra.

Eppure anche da parte della società civile israeliana le voci per una ricerca condivisa di soluzioni di pace si levano con coraggio. Vanno ascoltate e sostenute.

domenica 30 settembre 2018

Brunello. Pensare per segni, conoscere la realtà

"Però", dissi,  "quando voi avete letto le tracce sulla neve e sui rami non conoscevate ancora Brunello. In un certo modo quelle tracce ci parlano di tutti i cavalli o almeno di tutti i cavalli di quella specie. Non dobbiamo dunque dire che il libro della natura ci parla solo per essenze, come insegnano molti insigni teologi?:
"Non del tutto, caro Adso." mi rispose il maestro. "Certo, quel tipo di impronte mi esprimeva, se vuoi, il cavallo come verbum mentis e me l'avrebbe espresso ovunque l'avessi trovato. Ma l'impronta in quel luogo e in quell'ora del giorno mi diceva che almeno uno tra tutti i cavalli possibili era passato di lì. Così che io mi trovavo a mezza strada tra l'apprendimento del concetto di cavallo e la conoscenza di un cavallo individuale. E in ogni caso quel che io conoscevo del cavallo universale mi era dato dalla traccia, che era singolare.
Posso dire che in quel momento io ero prigioniero tra la singolarità della traccia e la mia ignoranza, che assumeva la forma assai diafana di un'idea universale. Se tu vedi qualcosa da lontano, e non capisci cosa sia, ti accontenterai di definirlo come un corpo esteso. Quando ti si sarà avvicinato lo definirai allora come un animale, anche se non saprai ancora se sia un cavallo o un asino. E infine quando esso sarà più vicino potrai dire che è un cavallo, anche se non saprai ancora se Brunello o Favello. E solo quando sarai alla giusta distanza tu vedrai che è Brunello (ovvero quel cavallo e non un altro, comunque tu decida di chiamarlo). E quella sarà la conoscenza piena, l'intuizione del singolare.
Così io, un'ora fa, ero pronto ad attendermi tutti i cavalli, ma non per la vastità del mio intelletto, bensì per la pochezza della mia intuizione. E la fame del mio intelletto è stata saziata solo quando ho visto il cavallo singolo, che i monaci portavano per il morso. Solo allora ho veramente saputo che il mio ragionare di prima mi aveva condotto vicino alla verità. Così le idee che io usavo prima per figurarmi un cavallo che non avevo ancora visto, erano puri segni, come erano segni dell'idea di cavallo le impronte sulla neve: e si usano segni e segni di segni solo quando ci fanno difetto le cose."
[Umberto Eco, Il Nome della rosa, pag. 35]

Questo brano meraviglioso al principio del "Nome della rosa", quando Adso interroga il suo maestro su come egli abbia ragionato per intuire il passaggio del cavallo dell'Abate e le sue stesse caratteristiche, senza averlo visto prima, solo osservando poche tracce del suo passaggio, descrivono meglio di ogni altra cosa quello che è lo sviluppo ordinato di un pensiero che vuole arrivare a capire la realtà, rispettando il  particolare, i segni, i documenti e collegandoli fra loro e con altre conoscenze, in modo da ottenere di ciò che non si conosce per certo un'immagine. Persuasiva, coerente e rispettosa del vero. Quanto più possibile.

venerdì 28 settembre 2018

Un Ponte per Gaza, Trofarello

Volantino della Rassegna di cortometraggi
Per fortuna, mentre ci sono ponti che crollano altri inaspettatamente vengono costruiti, su un piano simbolico e di relazione, più fragile certamente ma non meno importante del piano fisico su cui viaggiano gli autocarri, le persone, le merci.

A Trofarello qualche mese fa si è creato un gruppo che ha deciso di chiamarsi: Comitato un Ponte per Gaza, Trofarello.  Colpiti da quanto accade quotidianamente nella Striscia di Gaza, da quanto è successo per settimane davanti al muro che separa i Palestinesi dagli Israeliani, dai manifestanti uccisi a decine durante le manifestazioni di protesta (le "Marce del Ritorno"), dalla condanna di Israele da parte dell'Onu, rimasta da questi inascoltata, dal'indifferenza generale a quanto accade, si sono chiesti cosa potessero fare in proposito, nel loro ambito e hanno fatto la scelta più intelligente: far conoscere, far vedere; rompere il silenzio, forzare l'indifferenza.

E'nata così la scelta di organizzare la Rassegna di Cortometraggi di Vita Quotidiana in Terra di Palestina che si terrà a Trofarello, presso il Centro Marzanati, il prossimo venerdì ,5 ottobre 2018, alle ore 21.

Il gruppo ha anche preso altre iniziative, avviato contatti, intecciato relazioni, di cui spero racconteranno loro stessi su questo blog. A me fra tutte ha colpito l'idea di prendere contatto direttamete con un ragazzo che abita nella striscia di Gaza, per cercare magari di aiutare inviando risorse o quabt'altro.

Una risorsa, sicuramente, per noi, è leggere la traduzione della lettera in cui il ragazzo descrive se stesso e il luogo in cui vive. La riporto qui di seguito, nella traduzione dall'inglese che ne ha fatto Paola Paniè, che ringrazio per avermela fatta leggere.

"Il mio nome è Khaled,  da Deir Al Balah [il nome è modificato per la sicurezza sua e della sua famiglia]. Questo è il nome della mia città, nel centro della Striscia di Gaza, in un' area di 58 kmq e una popolazione di circa 252.000 abitanti, a 90 km da Gerusalemme. La nostra città è famosa per le palme e si affaccia sul mare. Abbiamo un campo profughi vicino alla spiaggia chiamato Deir El Balah Camp (dove vi sono gli uffici dell'UNRWA ndt).
Vivo in un'area chiamata Hakr Al-Jamea, a sud est di Deir Al-Balah, vicino a Wadi Al-Salqa. Ha una popolazione di circa 45.000 abitanti ed ha un'alta densità abitativa. Le case sono poco sicure e molto vecchie. E' un'area molto povera abitata da operai, contadini, molti disoccupati e laureati con diverse specializzazioni che non hanno l'opportunità di vivere in dignità o di trovare un lavoro dopo la laurea. Più della metà della popolazione della regione è costituita da bambini. Se si entra in quest'area si trovano bambini che giocano a pallone nei vicoli, tra le case, in non più di due metri. Persone sedute fuori dalle case, per mancanza di spazio all'interno delle abitazioni o per il numero elevato dei componenti delle famiglie, dove la famiglia meno numerosa è composta da 8 persone e dove la maggior parte delle case è occupata da più di una famiglia. Molte persone vivono in case con muri e tetto fatti di lamiera o di fango, surriscaldate nel periodo estivo e gelide nel periodo invernale e ciò rende i bambini e gli anziani vulnerabili alle malattie e alla morte. Solo alcuni hanno l'abilità di costruire piccole case, ventilate, utilizzando materiali da costruzione migliori come le case di pietra. La maggior parte della popolazione dipende dall'economia domestica, nonostante la limitata dimensione delle loro case, non c'è famiglia che non allevi animali e pollame, e asini o cavalli, come fonte di sostentamento per andare a lavorare nei campi vicini.
Il fenomeno delle fornaci di argilla palestinesi è associato alla maggior parte delle case nelle quali troviamo spesso mucchi di legna da ardere di diverse forme così che le donne palestinesi possano preparare il loro cibo ... eccetto il caffè tradizionale che come è noto viene preparato dagli uomini.

La maggior parte della popolazione delle tribù e delle famiglie palestinesi sono emigrate da Beer Sheva dopo essere state cacciate dalle loro case e dalle loro terre durante la Nakba palestinese nel 1948.
Ci sono 4 scuole, inclusa la scuola UNRWA (l'agenzia dell'ONU fondata nel 1950 che sostiene 5,4 milioni di palestinesi sparsi nei Territori di Gaza, in Libano, in Siria e Giordania, attraverso scuole, ospedali e aiuti alimentari. ndt) che opera su due turni, al mattino e alla sera, e due scuole ai confini della regione. Sono scuole miste per le elementari e preparatorie per l'UNRWA, inoltre c'è una scuola superiore per ragazze ma non esiste una scuola superiore per ragazzi, che quindi devono spostarsi con i mezzi pubblici per raggiungerla. C'è anche una piccola clinica governativa nella zona del Ministero della Salute oppure si può usufruire dei servizi gratuiti forniti dalla clinica dell'UNRWA raggiungibile a piedi, in bicicletta, in auto, in kart, a circa 3 km dall'area. Se necessario ci si può recare nell'unico ospedale della città, l'Ospedale dei Martiri di Al-Aqsa, anch'esso a circa 3 km di distanza.
Abbiamo avuto case distrutte o danneggiate dai bombardamenti durante gli assedi nella Striscia di Gaza (2008-2011-2014 ndr) e durante la Grande Marcia del Ritorno e durante bombardamenti messi in atto dall'esercito israeliano. Sentiamo il dolore dell'assedio. Lottiamo, senza riuscire a riprenderci dalla distruzione, conseguenza del continuo assedio, dei continui bombardamenti da parte Israele sulla Striscia di Gaza. Quando le bombe cadono, non sappiamo se colpiranno noi o un nostro vicino di casa. E la sera quando andiamo a dormire, non siamo sicuri se ci sveglieremo vivi o morti o feriti. I rumore dei droni o degli f16 sopra le nostre teste è causa di costante preoccupazione e paura. Molti i bambini soffrono di depressione. Alcuni non parlano. Il nostro quartiere ha subito molte perdite, ogni famiglia ha subito delle perdite, ogni famiglia ha un martire. Anche quando camminiamo insieme nella Marcia del Ritorno, rivendicando i nostri diritti, possiamo essere uccisi. Potresti essere un bambino che dorme come Bayan Abu Khamash, ucciso accanto alla sua mamma incinta o martire che marcia pacificamente come Karim Fatayer.
Non possiamo andarcene. Quando bombardano non c'è riparo, non c'è un luogo sicuro dove scappare, dove nascondersi. In questi momenti abbiamo scelto di stare ognuno nella propria stanza, in modo che qualcuno possa sopravvivere... ci confortiamo se sopravviviamo e ci struggiamo se qualcuno muore, insieme.
Tutte queste sono informazioni, sono pensieri ma non è tutto, avrei altro da raccontare ma la mia mente ha smesso di pensare e non posso più scrivere ..."


Augoro alla rassegna il miglior successo possibile e auspico che i protagonisti  dell'iniziativa intervengano direttamente qui su Piazzale Europa per raccontarci di di più e di meglio il loro lavoro.

giovedì 27 settembre 2018

Il Ponte, i ponti 2/2

2017, Tangenziale di Fossano
Nel post precedente (Il Ponte, i ponti 1/2), si è cercato di ragionare sulle motivazioni per cui si verificano disastri come quello del Ponte Morandi del 14/8/2018: "perché un ponte o un altra importante infrastruttura si degrada al punto da crollare senza preavviso (ammesso che questo sia vero e sia possibile) durante il suo utilizzo?

In tutti i casi internazionali esaminati, a partire da un articolo di Enrico Marro (pubblicato il 18/8//2018 per il Sole 24 Ore: "Ponti crollati. Le peggiori tragedie mondiali degli ultimi 10 anni"), emergono pesanti responsabilità delle istituzioni, che non ottemperano al loro mandato.
Bisogna guardare sempre, per comprendere questi disastri, alle normative e alle prassi che regolano la gestione del territorio, ai rapporti, contrattuali ma anche personali, che legano i funzionari delle istituzioni e i responsabili delle imprese o dei dipartimenti pubblici che si occupano di eseguire i lavori e questa analisi va fatta senza urgenze di consenso politico e senza ricorso a parole d'ordine e slogan.

E in Italia? In Italia, secondo due diversi articoli pubblicati da ANSA.it e  da Il Tempo, incrociando i dati relativi all'età e ai carichi sopportati, almeno 10.000, forse 12.000 ponti sono a rischio e necessitano di una revisione rapida e puntuale. Si tratta pressappoco di un quarto dei ponti italiani.


2013, Ponte sullo Sturla, presso Carasco (Ge)
Nell'ottobre 2013 la piena del torrente Sturla si portò via un pezzo del ponte di Carasco, nel genovese. Due le vittime. Il processo mandò assolti per insufficienza di prove quattro tecnici della Città Metropolitana di Genova. Nel 2017 un altro ponte autostradale cedette sulla A1, nei pressi di Ancona. L'inchiesta in questo caso è ancora aperta e coinvolge la Società Autostrade assieme alle ditte appaltatrici e a quelle subappaltatrici; sotto inchiesta ci sono complessivamente 37 persone.
Sempre nel 2017 cedette un ponte della tangenziale di Fossano, inaugurato nel 2000. Anche qui, sotto inchiesta il committente (ANAS), l'azienda appaltatrice e la subappaltatrice. I rilievi durati un anno hanno messo in chiaro che l’opera venne costruita male, tanto da crollare senza sollecitazioni eccezionali a poco più di vent’anni dalla realizzazione.

2000, Salassa (To), Statale 565, ponte sul fiume Orco
Ecco solo un altro paio di esempi  (quiqui) delle decine e decine di documenti che è possibile trovare in internet, dopo il 14 agosto 2018, a  proposito di ponti caduti in Italia; inutile compilarne qui un ulteriore lista.

Concentriamo invece ancora lo sguardo. In Piemonte la lista dei ponti crollati è lunga e ricca di episodi, per la maggioranza legati a precipitazioni ed ondate di piena dei fiumi: nel giugno 1957 forti piogge misero in ginocchio il Piemonte e specialmente le aree montane. A Bussoleno e Bardonecchia, in Val Susa, due ponti vennero travolti, mentre nei pressi di Pragelato in Val Chisone ne cadde un altro, costruito da poco. Molti ponti caddero anche nelle valli del cuneese, isolandole; ma nel 57 non furono solo i ponti a crollare: interi tratti di strade e massicciate di ferrovia, sia in Valle Susa che in Val d'Aosta, scomparvero portati via dal fango.
Venti anni dopo, nelle valli Chisone e Pellice, il 19 maggio 1977,  le forti piogge causarono il crollo o gravi lesioni ad almeno 20 ponti. In particolare il crollo del ponte sul Pellice fra Bibiana e Bricherasio portò con se la vita di sei automobilisti coinvolti nel disastro. In Val Formazza l'alluvione dell'agosto 1987 si portò via 5 ponti, lasciando isolato il comune di Formazza con le sue cinque frazioni per diversi giorni.
1994, Ponte sul Po, Chivasso (To)
E ancora, nel 1994, l'alluvione mandò sott'acqua  molte località del cuneese mentre, a Chivasso, il ponte sul Po addirittura cedette, franando completamente dentro il fiume.

Nel 2000 il maltempo gonfiò nuovamente i fiumi piemontesi causando, sempre nel canavese, il crollo di due ponti, a Salassa e Feletto e asportando quasi per intero la massicciata di sostegno del ponte di Rivarolo che era stata da poco ripristinata dopo i danni causati dal maltempo nel 1994.

E poi nel 2016, più recentemente, il Po si è portato via completamente il ponte a Sanfront, in località Mombracco.

2016, ponte sul Po, Sanfront (Cn)

Questo piccolo e parziale elenco di disastri "piemontesi", lungo sessanta anni, evidenzia che al di là dei problemi di progettazione, costruzione e manutenzione delle singole opere, al di là delle colpe e della negligenza dei singoli progettisti, impresari e funzionari coinvolti, la salute delle infrastrutture (e dunque quella dei cittadini che le utilizzano) coinvolge gli Enti Locali nel loro complesso e li inchioda alla scarsa qualità della gestione, nel tempo, del territorio loro affidato.
 
Una gestione che è fatta certamente dalla corretta progettazione e manutenzione delle opere, ma passa anche per l'attenzione costante agli eventi atmosferici e alla cura sia degli ambienti urbani che di quelli rurali e montani; che dipende dalle valutazioni fatte nel momento di concedere i preziosi permessi di far costruire opere e edifici che, spesso, coinvolgono l'interramento di corsi d'acqua e, mentre portano preziosi oneri di urbanizzazione nelle casse degli enti locali, sono pronti ad impoverirli nel momento in cui condizioni ambientali del tutto prevedibili tornano a causare disastri di grande portata.

Come si è evidenziato, il crollo del Ponte Morandi non è un fatto isolato e neanche peculiarmente italiano; stupisce semmai che fino ad oggi crolli e disastri ripetuti non abbiano scosso l'opinione pubblica e segnato più  di tanto la memoria, se non quella delle famiglie delle vittime. Certo, la grande visibilità e importanza del viadotto genovese giustifica in parte l'eco straordinaria suscitata  dall'evento.  Si tratta, purtroppo, dell'ultimo anello di una catena destinata ad allungarsi fino a quando non verrà negoziato in modo più severo il legame di delega e di fiducia fra chi usa e abita un territorio e chi lo amministra.

venerdì 21 settembre 2018

Info Data. Le notizie raccontate con i numeri

 Info Data è un bel servizio (loro lo chiamano "Data Blog") fornito dal Sole  24 Ore
Offre approfondimenti sulle tematiche più discusse della cronaca politica ed economica, chiarendo, mediante un ampio e puntuale utilizzo di ricerche e dati provenienti da fonti serie e autorevoli, cosa stia accadendo in effetti, al di là delle polemiche e della propaganda.
Il sottotitolo del blog del resto è molto chiaro: "Le notizie raccontate attraverso i numeri".

Questa la descrizione che ne danno i due responsabili Luca Tremolada e Andrea Gianotti:
"Il Data Blog del Sole 24 ORE nasce nel 2011 da una idea di Luca Tremolada e Andrea Gianotti come strumento per analizzare i fatti attraverso i numeri.
Tra gli autori giornalisti del Sole 24 Ore, statistici, matematici e amanti delle cifre. Partecipano anche gli studenti dei Master della Business School del Sole 24 Ore
."

Ad esempio, sul tema del razzismo e dell'intolleranza in Italia, Info Data ha pubblicato analisi molto interessanti.
Quella pubblicata il 16/9/18, dal titolo "Gli italiani sono davvero fra i popoli più intolleranti d'Europa?" riguarda l'atteggiamento degli italiani verso gli stranieri e le minoranze etniche, analizzato sia in confronto ad altri paesi europei e sia in confronto al passato, usando i dati relativi al periodo precedente la crisi (prima del 2007 diciamo) e prima delle importanti ondate migratorie iniziate con gli anni 90.
L'approccio è utile perché se da un lato, a "sinistra", c'è un forte allarme sulla diffusione e la crescita della xenofobia e di un razzismo anche violento in Italia, dall'altra parte, quella "governativa", si minimizza e sottovaluta spesso in modo colpevolmente cieco.
La risposta offerta dai dati è che in effetti si, gli italiani danno risposte di maggiore intolleranza e insofferenza nei confronti di stranieri e minoranze rispetto ad altri cittadini europei e in effetti ancora si, questo atteggiamento era già alto prima della crisi e anche prima delle grandi ondate migratorie iniziate negli anni 90'.
Quindi c'è una componente importante di etnocentrismo nella cultura italiana, che gli italiani non ammettono volentieri e che fino a qualche anno fa era anche coperta da uno stigma sociale forte. Tale per cui ancora oggi molti sentono il bisogno di esprimere il proprio sentimento negativo partendo con la frase: "io non sono razzista, ma...".
Anche se i successi elettorali e mediatici della Lega e della destra in generale stanno legittimando sempre di più l'espressione aperta del razzismo nel discorso pubblico.

martedì 18 settembre 2018

Il ponte, i ponti 1/2



14 agosto 2018, Ponte Morandi, Genova
È trascorso poco più di un mese dal crollo del ponte Morandi a Genova, un fatto drammatico, dal forte significato simbolico, denso di implicazioni politiche. Un esempio concreto del nesso che lega la vita dei luoghi e delle persone che li praticano alle vicende politiche e ai rapporti di potere che prendono forma nella gestione del territorio.

Lasciamo per il momento da parte due aspetti che stanno occupando il discorso pubblico e sono molto intrecciati fra loro: l'accertamento delle responsabilità, che sta facendo il suo tragitto e la sequenza di dichiarazioni pubbliche da parte di esponenti politici di governo e di opposizione, finalizzate soprattutto alla ricerca del consenso. Ci occuperemo di questi aspetti in un altro momento.

Quello che si intende fare qui, è ragionare sulle motivazioni per cui si verificano incidenti di questo genere: perché un ponte o un altra importante infrastruttura si degrada al punto da crollare senza preavviso (ammesso che questo sia vero e sia possibile) durante il suo utilizzo?

Si cercherà di fare questo ragionamento a partire da fatti concreti, aprendo la finestra e gettando uno sguardo oltre il cortile di casa: quanti e quali ponti sono caduti, in Italia e altrove negli anni passati? Quali ragioni sono emerse dalle relative inchieste? Cosa ci dicono queste informazioni che possa aiutarci a comprendere la crisi aperta dal crollo del ponte Morandi di Genova?
Cosa ci dicono queste informazioni sul rapporto che lega la politica,  la vita dei luoghi e delle persone?

Iniziamo il percorso partendo da due articoli pubblicati nelle scorse settimane dal Sole 24 Ore.

In uno, dal titolo "Non solo il Morandi: negli USA sono caduti 1062 ponti in 32 anni" (26/0/2018, di Rosalba Reggio), viene intervistato Marco Di Prisco, docente di Progetto di Strutture al Politecnico di Milano, il quale nell'intervista riferisce un dato interessante: gli USA hanno un patrimonio di 600.000 ponti, contro i 46.000 italiani; di questi, 1062 sono collassati negli ultimi 32 anni. Significa una media di 33 all'anno, ma anche uno 0,1% del patrimonio.


2018, ponte pedonale, Florida International University
L'altro articolo, precedente di una settimana: "Ponti crollati. Le peggiori tragedie mondiali degli ultimi 10 anni" (18/8/2018, di Enrico Marro, sempre per il Sole 24 Ore), elenca invece i casi più eclatanti di ponti crollati, a livello internazionale, nell'orizzonte degli ultimi dieci anni. Si tratta di uno dei numerosissimi articoli e post sull'argomento "ponti caduti" che in questo mese trascorso dalla tragedia di Genova sono comparsi e rimbalzati fra testate giornalistiche e siti internet, spesso copiandosi l'un l'altro.
Il primo caso è recente: il 15 marzo 2018 a Miami crolla un ponte pedonale inaugurato pochi giorni prima, che collega il campus universitario alla vicina zona residenziale; 6 vittime (un video qui.) L'inchiesta è in corso ma un pool di ingegneri contattati dal giornale locale Miami Herald parla apertamente di errore di progettazione.

Il 3 agosto 2016 è invece crollato un ponte sull'autostrada Mumbai-Goha, in India, costruito dagli inglesi quasi un secolo fa e che, sotto la pressione del fiume in piena si è schiantato all'improvviso nella notte, facendo precipitare decine di veicoli tra le rapide del fiume Savitri.
E poi ancora in India, a Calcutta, il 21 marzo 2016, in piena campagna elettorale per il rinnovo del parlamento del Bengala Occidentale,  crolla un ponte che era "in costruzione" da circa 7 anni, con cantiere sovrastante il via vai delle strade affollatissime: 27 morti. Interessante l'intreccio fra fede e polemica politica che anima la dichiarazione del Primo Ministro indiano a commento della tragedia: "Stanno dicendo che si tratta di un atto di dio ma si tratta di una truffa" [...] "E' un atto di dio nel senso che è capitato durante la campagna elettorale, in modo che molte persone possano vedere che tipo di governo lei [la Signora Banerjee, Primo Ministro del Bengala Occidentale in carica] ha condotto".

2016, Majerhat Bridge, Calcutta, Bengala Occcidentale
Il 4 settembre 2018 (pochi giorni fa dunque, ma questo non c'è nell'articolo di Marro), a Calcutta crolla un altro ponte, questa volta non in costruzione ma in esercizio da circa quaranta anni, causando un morto e 25 feriti. Nell articolo sul Guardian si legge fra l'altro, che: "la signora Mamata Banerjee, P,rimo Ministro del Bengala Occidentale, ha affermato che la sua priorità ora è portare sollievo e salvare le persone coinvolte, ma una serie di domande dovranno trovare rispostaa proposito della manutenzione del ponte,vecchio ormai di 40 anni".  Apprendiamo dunque, che nel 2016, contrariamente alle speranze del primo ministro indiano e nonostante il crollo del ponte durante la campagna elettorale, Mrs Banerjee ha nuovamente vinto le elezioni del Bengala Occidentale.
Da un altra fonte si legge che, dopo il disastro del 2016, il governo del Bengala Occidentale aveva dato ordine all'Ufficio Tecnico delle Ferrovie di controllare i ponti sul territorio, allo scopo di individuare le situazioni a rischio e segnalarle al Dpartimento dei Lavori Pubblici. Il rapporto venne infatti redatto, consegnato al Dipartimento e segnalava anche la situazione di pericolo relativa al ponte crollato il 4 settembre scorso. Da questa circostanza è scaturito l'arresto dell'Ingegnere capo del Dipartimento dei Lavori Pubblici del Bengala Occidentale, accusato di grave negligenza.

2012, Yangmingtan Bridge, Harmin, Cina settentrionale 



In Cina il 24 agosto 2012 è crollato uno dei ponti più lunghi della nazione, aperto al traffico da solo 9 mesi, lungo 15 km e costato circa 268 milioni di dollari, era considerato un capolavoro di ingegneria. Poi una rampa di accesso ha ceduto mentre transitavano quattro camion, uccidendo una persona. Secondo le autorità cinesi il disastro è accaduto a causa degli automezzi che portavano carichi troppo pesanti. Secondo un'inchiesta del New York Times, invece, qualche dubbio sui materiali utilizzati è da tenere in considerazione.

Ma l'elenco è lungo (ognuno può leggerlo nell'artiolo di Marro): cadono ponti vecchi, ponti nuovi e addirittura ponti ancora in cantiere o appena inaugurati; cadono ponti in Asia e in Europa; cadono in Cina come in America e, ovunque, la fatalità non c'entra nulla.  Esistono (lo sottolinea anche Di Prisco nell'intervista rilasciata a Rosalba Reggio) due tipi di disastri: quelli che riguardano i ponti nuovi, che crollano per errori di progettazione, oppure perché il costruttore non segue le indicazioni progettuali (vuoi nell'uso dei materiali, vuoi nella scelta di risparmiare su alcune procedure); e ci sono i disastri  che accadono ai ponti vecchi, che crollano invece per carenza di controlli e manutenzione, insomma per carenze gestionali.

In tutti i casi, ci sono delle pesanti responsabilità delle istituzioni che non ottemperano al loro mandato. Bisogna guardare dunque sempre alle normative e alle prassi che regolano la gestione del territorio, ai rapporti, contrattuali ma anche personali, che legano i funzionari delle istituzioni e i responsabili delle imprese o dei dipartimenti pubblici che si occupano di eseguire i lavori. E questa analisi va fatta,, sempre e ovunque, senza urgenze di consenso politico.

 Nel prossimo post (Il ponte, i ponti 2/2) proseguiremo il ragionamento concentrando l'attenzione su una serie di casi concreti avvenuti in Italia e in particolare nel territorio piemontese.