martedì 9 ottobre 2018

Gerusalemme e "dintorni"

Gerusalemme, il muro. Foto di Fiorella Fausone
Gerusalemme: le donne marciano insieme per la pace! (Vedi il post dedicato)
Parto da qui per ritornare alla serata di venerdì scorso (5/10/2018) al Centro Marzanati a Trofarello: "Un Ponte per Gaza. Rassegna di cortometraggi di vita quotidiana in Palestina".  La serata è stata indubbiamente interessante ma credo vada implementata da alcune precisazioni. Partendo dal presupposto che "gli stati devono essere due" (che quindi gli arabi abitanti la zona israeliana hanno DIRITTO ad avere uno Stato e non è scontato per tutti) credo che venerdì si sia parlato di "Colonie e Coloni" senza precisare perché gli insediamenti fanno comodo al governo e, soprattutto, CHI SONO I COLONI.
 
L'attuale governo di Bibi Netaniau - definiamolo, per sintesi, molto conservatore - ha bisogno dell'appoggio dei partiti di dx ed estrema dx a cui fanno riferimento i movimenti religiosi dell'ebraismo ortodosso e ultraortodosso che abitano, per tornare all'argomento della serata, le colonie. In questo momento politico, con il governo americano di Trump, Netaniau si è, purtroppo, persino rafforzato!!!! L'ebraismo ultraortodosso è mal sopportato,se non osteggiato,dagli stessi ebrei che abitano Israele e non solo poichè vivono (essi stessi ), volutamente, ai margini della società (perchè chiusi nei loro mondi fermi alle società dell'Europa dell'Est del 1800 o giu di lì , ed i romanzi di Singer) ma anche perchè si sottraggono (con l'aiuto di questo governo) al servizio di leva (due anni obbligatori per maschi e femmine), non mandano i loro figli in scuole "laiche", tentano di imporre abitudini derivanti dalla loro visione della Torah (ad esempio chiusura, dal venerdì sera al sabato sera di parcheggi, mercati ecc).
Tutta questa lunga premessa per dire che, in questo momento, mi sembra lontana la possibilità di trovare una soluzione ragionevole al conflitto israelo palestinese per i motivi che ho provato a dire. Nel contempo credo sia utile osservare la società israeliana nel suo complesso per osservarne tutte le componenti

8 commenti:

  1. Desidero ringraziare Fiorella Fausone per le sue osservazioni in merito alla serata sulla vita quotidiana in Palestina che si è tenuta a Trofarello venerdì 5/10. Comprendere una questione così complessa come il conflitto israelo-palestinese non è possibile senza avere molti punti di vista e magari informazioni di prima mano.

    Fra i filmati visti venerdì sera a Trofarello, provenienti dal Nazra Palestine Short Film Festivals, specialmente quello intitolato: "Home", con la storia della ragazza palestinese di Gerusalemme che vuole diventare giornalista e "The school of Kahn al Ahmar", sulla "scuola di gomme" del villaggio beduino di Kahn al Ahmar, hanno attirato la mia attenzione.

    I coloni ultraortodossi vi compaiono come protagonisti, ma sullo sfondo. La loro presenza è fonte di enormi problemi ma restano degli alieni. La ragazza lo dice anche chiaramente ad un certo punto: "il problema coi coloni è che non capiamo la loro logica". Ora dalle tue osservazioni mi pare di capire che questa alterità sia vera anche nei confronti del resto della società civile israeliana. E forse questa è una chiave di lettura che può aiutare meglio a capire quali forze lavorano davvero ad alimentare un continuo clima di guerra piuttosto che di composizione del conflitto.
    Ad ogni modo le istituzioni israeliane portano avanti con freddezza un progetto di segregazione ed espulsione dei palestinesi che sembra funzionale solo alla costruzione di un unico grande stato israeliano senza spazi per quello palestinese che pure deve essere previsto in qualunque ipotesi di soluzione del conflitto.

    Ad esempio la municipalità di Gerusalemme ha deciso di espellere dalla città l'agenzia Onu per gli aiuti ai palestinesi e tutti i suoi servizi
    http://nena-news.it/gerusalemme-via-lunrwa-dalla-citta-santa/

    Vale anche la pena leggere la lettera al Jerusalem Post in cui il Ministro della Difesa israeliano spiega che i beduini di Kahn al Ahmar non sanno cosa sia bene per loro, si ostinano a vivere in baracche abusive e mandare i figli in una scuola altrettanto abusiva nei pressi di un autostrada, mettendo a rischio la vita dei bambini. Il governo ha quindi il dovere morale di ripristinare la legalità e tutelare il benessere dei beduimi e lo farà trasferendoli in un area in cui disporranno di ampie estensioni di terra e avranno standard di vita adeguati al XXI secolo.
    https://www.jpost.com/Opinion/Liberman-Israel-will-not-heed-cynical-grandstanding-on-Khan-al-Ahmar-568853


    Qui si documentano invece i lavori di preparazione dell'area recintata, vicino alla discarica di Abu Dis, in cui il governo intende trasferire i beduini Kahn al Ahmar dopo che avrà raso al suolo il villaggio. Vicino alla discarica è duqnue uno standard di vita adeguato al XXI secolo palestinese. Tralasciando che mettono una popolazione di cultura nomade in un'area recintata.
    http://nena-news.it/video-israele-lavora-al-nuovo-khan-al-ahmar/

    RispondiElimina
  2. Prima di tutto grazie a Fiorella per aver partecipato alla serata e grazie per le preziose informazioni che ci hai fornito. Mi collego quindi alla tua conclusione " (...) in questo momento, mi sembra lontana la possibilità di trovare una soluzione ragionevole al conflitto israelo palestinese ... Nel contempo credo sia utile osservare la società israeliana nel suo complesso per osservarne tutte le componenti". Al riguardo mi è capitato di leggere qualche giorno fa un articolo di Gideon Levy (giornalista israeliano) su un recente sondaggio di Haaretz-Dialog: "siamo il popolo eletto", in cui il 56% degli ebrei israeliani si definisce il popolo eletto, la percentuale sale al 79% tra le persone autodichiaratesi di destra. Naturalmente Levy si chiede in base a quali criteri uno stato come Israele si possa ritenere "popolo eletto", rispetto a tutte le altre nazioni del mondo, quando:
    - Israele risulta essere una nazione "occupante"
    - Israele è al 87° posto nella classifica del 2018 della "libertà di stampa" (sotto il Togo e la Costa d'Avorio)
    - Israele compare al 32° posto nell'indice delle "Percezioni della Corruzione" di Trasparency International 2017
    A tutto ciò aggiungerei, perchè di notevole importanza, il fatto che Israele è stato ammesso all'ONU con l'esplicita condizione, da esso accettata, di attenersi alle risoluzioni dell'ONU, purtroppo però non si capisce bene per quale strano motivo, gli sia concesso disattendere qualsiasi risoluzione.
    Detto ciò ritengo che la decidione di uno stato per due popoli o due stati per due popoli debba essere il frutto di accordi tra ebrei e arabi, senza l'intervento della comunità internazionale se non in qualità di mediatore, tenendo conto che, forse, occorre prima aver eliminato il concetto di popoli eletti e popoli inferiori, ed essere certi di poter garantire pari diritti a ebrei e palestinesi.
    In merito invece all'osservazione di Gianluca che la municipalità di Gerusalemme ha deciso di espellere dalla città l'agenzia Onu per gli aiuti ai palestinesi e tutti i suoi servizi, aggiungerei che grazie agli accordi tra Israele e Usa, il 10 settembre anche l'ambasciata palestinese a Washinton è stata chiusa pare per per punire i palestinesi che hanno chiesto alla Corte Penale Internazionale di agire contro i crimini di guerra israeliani. E solo una settimana prima Trump aveva annunciato i tagli dei finanziamenti all' Unrwa (l'Agenzia delle Nazioni Unite che si occupa dei rifugiati) che sarà costretta a chiudere o, nella migliore delle ipotesi, ridurre drasticamente le sue attività non solo nella Striscia o in Cisgiordania, ma anche in Libano, Giordania e in altri Paesi arabi dove è consistente la presenza di rifugiati palestinesi.
    E' vero che per capire il presente di un paese occorre conoscere la storia di quel paese e conoscere a fondo il conflitto israelo-palestinese richiederebbe anni e anni di studi approfonditi ma sinceramente, ad oggi non ho dubbi sulla scelta "da che parte stare"!


    http://www.bocchescucite.org/ll-79-degli-israeliani-sostenitori-della-destra-crede-che-gli-ebrei-siano-il-popolo-eletto-ma-fanno-sul-serio-di-gideon-levy/
    https://www.huffingtonpost.it/2018/09/01/trump-taglia-i-fondi-allagenzia-onu-per-i-palestinesi-30-giorni-e-chiudiamo_a_23514367/

    RispondiElimina
  3. Sono convinto che "essere dalla parte" dei palestinesi significhi anche porsi la questione delle possibilità di composizione del conflitto. E la composizione del conflitto Israelo-palestinese è anche "dalla parte" della società civile israeliana. Che pure (anche se in proporzione enormemente diversa) patisce le conseguenze del conflitto, della paura, dell'insicurezza e anche dei lutti.

    Per questo sarebbe utile raccogliere il suggerimento di Fiorella e riuscire anche a fare informazione e conoscenza sulla componente israeliana. I primi due temi da "illuminare" mi paiono proprio i coloni ultraortodossi e l'esercito.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. tutte le osservazioni sono utili ed interessanti. Aggiungere qualcosa, soprattutto alle ragioni che Paola ha molto bene illustrato, mi è difficile. Tuttavia vorrei sottolineare che proprio la "sproporzione" delle conseguenze del conflitto dimostrano, a mio parere, chi è l'oppresso e chi l'oppressore. Qualunque ragione non giustifica la crudeltà e la violenza con cui stanno tentando di distruggere un popolo. Mi domando poi come potranno i bimbi, che oggi vedono morire di morte violenta i loro padri, le loro madri, i loro nonni, i loro vicini di casa, non in trincea ma nei campi dove vanno a lavorare la terra, o mentre camminano per strada, non avere sentimenti di vendetta. Facile, per chi non vive sulla propria pelle ingiustizie, violenze, sopraffazioni, parlare di pace. Praticarla è certamente la strada giusta ma per farlo occorre volontà da parte di tutti. Per ora mi è difficile pensare che un governo che non rispetta le risoluzioni Onu, nega i più elementari diritti umani, con una politica che si fonda sul totale disprezzo della legalità internazionale possa sinceramente essere interessato a un dialogo. Ricordo alcuni episodi specifici: l'operazione "Piombo fuso", l'assalto alla "Freedom Flotilla", il massacro sulla nave "Mavi Marmara", l'operazione "Margine Protettivo, e la cosiddetta "guerra a bassa intensità".Un ponte per Gaza nasce proprio per cercare di fare informazione laddove l'informazione, sistematicamente sbilanciata
      , si autoriduce alla condizione di informazione embedded

      Elimina
    2. Sono d'accordo. Direi anzi che di sicuro non c'è alcun bisogno di dimostrare chi sia l'oppresso e chi l'oppressore. La situazione sul terreno, gli atti dell'ONU e della Corte Internazionale parlano di Israele come del "potere occupante"
      E si, un popolo che da decenni vive queste condizioni non può che avere rabbia e desiderio di vendetta.
      Ma loro stessi sanno che solo la pace può riportare condizioni di vita accettabili. E la dovranno fare con Israele.

      A noi che siamo lontani può essere possibile capire e far conoscere la complessità della questione c'è l'orrore e l'ingiustizia della situazione.

      Ah una preghiera. Il commento senza profilo (unknown) va firmato! Altrimenti chi legge non sa chi ha scritto.

      Elimina
    3. scusa, non ho firmato perchè ho letto che nella tendina "rispondi come" era indicato il mio nome e cognome. Ho ritenuto quindi (sbagliando) di non doverlo ripetere. Non era voluto l'anonimato. Come posso rimediare?

      Elimina
  4. Interessante anche questo articolo:

    http://www.bocchescucite.org/khan-al-ahmar-dove-i-bambini-palestinesi-vivono-nel-trauma/

    RispondiElimina