giovedì 28 luglio 2022

TROFARELLO ADERISCE AD "AVVISO PUBBLICO"

Una notizia davvero buona dal Consiglio Comunale del 28/7/2022. La mozione presentata dal gruppo consiliare "NOI Trofarello" per l'iscrizione di questo comune ad "Avviso Pubblico. Regioni ed Enti locali contro le mafie e la corruzione" è stata approvata all'unanimità.

Questo inserisce Trofarello nella rete dei comuni i cui amministratori  aderiscono ad una carta di principi etici molto rigorosa (puoi leggerla e scaricarla qui); comuni che si mettono in rete per avere risorse, formazione e competenze adatte a contrastare la minaccia delle mafie e della corruzione.
È una bella notizia soprattutto perché è stata approvata all'unanimità e anche perché in questi anni la presenza della ndrangheta si è rafforzata a Moncalieri, a Carmagnola e in tutti i comuni nei quali sono stati confiscati beni alle mafie. Compresa Trofarello.
Che però adesso dice di NO.

lunedì 18 luglio 2022

19 LUGLIO. BORSELLINO. UN FRESCO PROFUMO DI LIBERTA'

Paolo Borsellino
Il 19 luglio è l’anniversario - quest’anno il trentesimo - della strage di Via D’Amelio a Palermo, nella quale vennero uccisi il magistrato Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. unico sopravvissuto l’agente Antonio Vullo

Vennero fatti saltare in aria con una potente carica di esplosivo sistemata in una macchina davanti al portone della palazzina in cui abitava Borsellino; uccisi per mano della mafia palermitana, ma con complicità nelle istituzioni dello stato e nell’estremismo di destra che non sono ancora state chiarite.


L'ultima intervista a Paolo Borsellino, 21/5/1992 (da Youtube)


Una sentenza della Cassazione, pochi giorni fa, ha chiarito che gli agenti incaricati delle indagini sulle stragi di Capaci e via d’Amelio, guidati dal Questore Arnaldo La Barbera, si resero responsabili di un gravissimo e sistematico depistaggio (ne abbiamo scritto qualche giorno fa (leggi qui) sul nostro blog; un lavoro per nascondere la verità durato molti anni, per effetto del quale diversi innocenti in un primo tempo vennero condannati a loro volta.

Si tratta di una pagina drammatica e triste della storia italiana, che non si è ancora chiusa, perché trent’anni dopo possiamo dire con sicurezza che le organizzazioni mafiose sono tuttora forti e presenti in ogni parte d’Italia e nessun luogo può dirsi al sicuro. Anche a Trofarello negli anni scorsi sono stati effettuati due sequestri di immobili a seguito di processi per reati di criminalità organizzata

Per questo è necessario tenere sempre la “guardia alta”, adottare ogni misura utile a diffondere la memoria di quanto è successo assieme alla consapevolezza che il rischio è dovunque sempre presente. Bisogna avvicinare i cittadini alle istituzioni, non lasciarle isolate, perché le istituzioni quando sono isolate sono più vulnerabili.

facciamo insieme un giardinetto dedicato a Falcone Borsellino?
Per queste ragioni come Associazione di Promozione Sociale “Movimento dei Cerini APS” abbiamo di recente presentato al Sindaco Stefano Napolitano una proposta di “Patto di Collaborazione” per collaborare a trasformare uno spazio ad oggi quasi inutilizzato in un piccolo giardinetto da intitolare ai giudici Falcone e Borsellino, un “giardinetto” dedicato alla socialità, al libero scambio di libri e alla comunicazione. L’area individuata nella proposta è quell’aiola fra Piazzale Europa ed il Piccolo Centro Commerciale, a ridosso di via Togliatti; si tratta di un lungo trapezio di terra inerbito e di fatto inutilizzato, con un unico albero nell’angolo verso il civico 69 di via Roma. La nostra proposta è di avviare un Patto di Collaborazione fra Comune di Trofarello e Movimento dei Cerini APS (ma auspicabilmente allargabile ad altri soggetti interessati), per fare di questa area uno spazio di comunicazione, di “book crossing” e affermazione dei valori positivi come la Legalità e la cura condivisa dei Beni Comuni.

Casetta per book-crossing a Cesano Boscone
L’intervento comporterà la piantumazione di alcune essenze da fusto allo scopo di creare un’area fresca e ombreggiata (e di contrastare la CO2), la sistemazione di alcune sedute, l’installazione di una Casetta per il Book Crossing (libero scambio di libri) e la sistemazione di 3 pannelli per affissione sui quali organizzare un calendario di affissioni artistiche e comunicative che coinvolgano artisti grafici, scrittori ma che diano anche spazio all’espressione di giovani del territorio. Abbiamo anche già un accordo di collaborazione con il Museo a Cielo Aperto di Camo e con la Fondazione Cesare Pavese di Santo Stefano Belbo per collaborare all’organizzazione del calendario artistico.

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino
La cura del verde e delle strutture installate dovrà essere svolta in collaborazione fra le realtà coinvolte ed il Comune, nelle modalità che saranno definite proprio mediante il Patto di Collaborazione. Si tratta insomma di occuparsi direttamente di un pezzo di territorio senza pensare sempre e solo che fare le cose spetti a qualcun altro.

Paolo Borsellino ebbe a dire: “La lotta alla mafia dev’essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità.

Noi desideriamo essere vicino all’Amministrazione nel far respirare in paese questo “fresco profumo di libertà".

giovedì 14 luglio 2022

UNA RIUNIONE IMPORTANTE

"Fra il 16 ed il 19 maggio 1974 si svolgeva a Milano un incontro cui prendevano parte Marcello Dell’Utri, Silvio Berlusconi, Gaetano Cinà (legato alla “famiglia mafiosa di “Malaspina”), Stefano Bontade (capo della famiglia mafiosa di S. Maria del Gesù ed esponente fino a poco tempo prima con Gaetano Badalamenti e Luciano Liggio del “triumvirato” massimo organo di vertice di “cosa nostra”), Girolamo Teresi (sottocapo della “famiglia” mafiosa di S. Maria del Gesù), Francesco Di Carlo (“Uomo d’Onore della “famiglia” mafiosa di Altofonte di cui, all’epoca, era consigliere e di cui, in seguito, sarebbe diventato sottocapo). In tale occasione veniva concluso l’accordo di reciproco interesse, in precedenza ricordato, fra “cosa nostra”, rappresentata dai boss mafiosi Bontad
Stefano Bontade
e e Teresi e l’imprenditore Silvio Berlusconi, accordo realizzato grazie alla mediazione di Dell’Utri che aveva coinvolto l’amico Gaetano Cinà il quale in virtù dei saldi collegamenti con i vertici della consorteria mafiosa aveva garantito la realizzazione di tale incontro.


L’assunzione di Vittorio Mangano (all’epoca dei fatti affiliato alla “famiglia” mafiosa di Porta Nuova, formalmente aggregata al mandamento di S. Maria del Gesù comandato da Stefano Bontade) ad Arcore, nel maggio-giugno 1974, costituiva l’espressione dell’accordo concluso grazie alla mediazione di Dell’Utri tra gli esponenti palermitani di “cosa nostra” e Silvio Berlusconi ed era funzionale a garantire un presidio mafioso all’interno della villa di quest’ultimo

 

In cambio della protezione assicurata Silvio Berlusconi aveva cominciato a corrispondere, a partire dal 1974, agli esponenti di “cosa nostra” palermitana, per il tramite di Dell’Utri, cospicue somme di denaro che venivano materialmente riscosse da Gaetano Cinà.”  - Sentenza Cassazione 643/2014, punto 5.1, pag 48


Marcello Dell'Utri
Riassumendo: una sentenza della Cassazione ci racconta che nella primavera del 1974 Berlusconi incontra i vertici di Cosa Nostra, grazie alla mediazione di Dell’Utri e si assicura la loro protezione militare contro rischi di sicurezza e danni alle proprie attività; in cambio Berlusconi versa loro per anni cospicue somme di denaro e si occupa di impiegare le enormi liquidità di cui la mafia dispone (grazie al traffico di eroina con il sudamerica e gli Stati Uniti)

Questa “protezione” e questa enorme disponibilità finanziaria continuano negli anni successivi, alterando gli equilibri finanziari e politici del sistema italiano. Ma chi era e da dove veniva “l’imprenditore Silvio Berlusconi”? Classe 1936, primogenito di una famiglia della piccola borghesia milanese, il padre fece una bella carriera nella piccola Banca Rasini, attiva a Milano ma con sede in Svizzera, fino a diventarne amministratore fiduciario.

Michele Sindona, il "banchiere della mafia"
Nel 1970, in un’operazione ratificata da Berlusconi padre, la Rasini acquisiva una quota della Brittener Anstalt, società di Nassau legata alla Cisalpina Overseas Nassau Bank, nel cui consiglio d’amministrazione figurano nomi come Roberto CalviLicio GelliMichele Sindona e monsignor Paul Marcinkus. Un po’ il gotha del malaffare italiano.

Nel 1983, il 15 febbraio, il giorno dell'operazione "San Valentino", una grande retata della polizia milanese contro le cosche di "cosa nostra" attive a Milano, porta all’arresto di molti importanti correntisti della Banca Rasini, fra cui Pippo Calò, Totò Riina e Bernardo Provenzano; ma fu il “banchiere della mafia” Michele Sindona, dalla sua cella newyorchese, a rendere famosa nel mondo la Banca Rasini citandola al giornalista Nick Tosches  come lo strumento privilegiato per il riciclaggio dei soldi che la criminalità organizzata reperiva attraverso il traffico internazionale di eroina.

Per tornare a Silvio Berlusconi, nel 1961, il brillante neolaureato in giurisprudenza inizia la sua attività di immobiliarista acquistando il suo primo terreno per 190 milioni di lire, grazie alla fideiussione del banchiere Carlo Rasini. Sempre col sostegno di Rasini e altri finanzieri svizzeri fonda nel 1963 la Cantieri Riuniti Milanesi e, nel 1968, l’Edilnord2. Nel 1973 Silvio Berlusconi crea la Italcantieri Srl, grazie ad altre due fiduciarie ticinesi, la Cofigen (legata al finanziere Tito Tettamanti) e la Eti AG Holding (amministrata dal finanziere Ercole Doninelli). Questo in sintesi è il contesto (e le fonti di finanziamento) nel quale e mediante il quale “l’imprenditore Silvio Berlusconi” si afferma come immobiliarista nel decennio fra la metà degli anni ‘60 e la metà degli anni ’70.

Giovanni Leone e Andreotti ai tempi dello scandalo Lockheed
Decennio brillante al termine del quale Berlusconi riceve anche l’onorificenza di Cavaliere del Lavoro dal Presidente Leone, quello stesso che nel 1978 è  costretto a dare le dimissioni da Presidente della Repubblica per il suo comprovato coinvolgimento nello scandalo Lockheed (corruzione internazionale nella compravendita di aerei da guerra).  

A seguire, nel 1974 Berlusconi fondava a Roma l’Immobiliare San Martino, amministrata da Marcello Dell’Utri mentre a "Milano 2" nasceva la tv via cavo, Telemilano 58, passata poi alle trasmissioni via etere col nome di Canale 5.

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  • Silvio Berlusconi è tuttora attivo in politica (benché reso "ineleggibile"  da una condanna definitiva per frode fiscale) come presidente e leader di Forza Italia, uno dei partiti che sostiene l'attuale governo italiano. 
  • L'ex senatore Marcello Dell'Utri scontata la condanna per concorso esterno in associazione mafiosa è tornato anche lui ad occuparsi attivamente di politica, patrocinando con successo la canddatura del neosindaco di Palermo Roberto Lagalla. 
  • Stefano Bontate è stato ucciso a colpi di kalashnikov nel 1981, a Palermo, dentro la sua auto ferma al semaforo, per ordine di Totò Riina. 
  • Girolamo Teresi viene ucciso nel 1981, poche settimane dopo il suo "capo" Bontade. 
  • Francesco Di Carlo, espulso da Cosa Nostra ma "graziato" dalla Commissione è stato un grosso trafficante di eroina basato a Londra e venne accusato di essere l'assassino di Roberto Calvi.  È morto di Covid nel 2020 a Parigi. 
  • Gaetano Cinå è morto nel 2006 all'età di 72 anni 
  • Michele Sindona, il "banchiere della mafia" muore nel Supercarcere di Voghera il 22 marzo 1986, avvelenato da un caffè corretto al cianuro di potassio, due giorni dopo essere stato condannati all'ergastolo.










Il Boss 

martedì 12 luglio 2022

DEPISTAGGI

Vincenzo Scarantino
Oggi (12 luglio 2022) è stata pronunciata la sentenza di primo grado sul depistaggio nelle indagini relative alla strage di via 'D'amelio (quella in cui, nel 1992, vennero uccisi il giudice Paolo Borsellino e i cinque agenti della sua scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.)

Imputati tre poliziotti, Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo, componenti del "pool" per le indagini sugli omicidi di Falcone e Borsellino, guidati da Arnaldo La Barbera (uomo legato al SISDE di Bruno Contrada,) accusati di calunnia aggravata dall'avere favorito la mafia

Arnaldo la Barbera
Secondo l'accusa, avrebbero costruito a tavolino una falsa verità sull'attentato, costata la condanna a otto persone innocenti.  

I poliziotti, che facevano parte del pool di Arnaldo La Barbera incaricato di condurre le indagini sulla morte di Falcone e Borsellino, avrebbero costretto, anche con la violenza, personaggi come Vincenzo Scarantino, piccolo spacciatore senza legami con la mafia, ad autoaccusarsi della strage e a incolpare persone estranee all'attentato.

Il processo sul depistaggio si pone "in continuità"  con la sentenza di Cassazione che l'anno scorso ha confermato sia le condanne per la strage di via D'Amelio, sia l'esistenza di un depistaggio iniziato negli istanti immediatamente successivi alla strage e proseguita  per oltre due decenni. 

Le vittime di Via D'Amelio, Palermo, 19/7/1992

Incredibilmente, però, le indagini e il processo riguardano solo gli ultimi anelli della catena, i poliziotti della squadra mobile di Palermo che hanno messo in essere il depistaggio. 

Resta ancora nell'ombra chi l'ha organizzato e chi, da dentro le istituzioni, con atti e scelte  precisi, lo ha reso possibile.

Quello sulla strage di via D'Amelio  è stato definito il più grande, duraturo e vergognoso depistaggio della storia italiana.

La scena della strage. Un funzionario
porta via la borsa del magistrato

Trent'anni di strategia  portata avanti congiuntamente da uomini delle istituzioni e della mafia, per impedire l'accertamento della verità
e affermare per vera la versione falsa di una delle pagine più importanti e drammatiche della storia d'Italia

In questo quadro, una sorta di vittima sacrificale sembra essere stato Vincenzo Scarantino, un balordo di borgata, con piccoli precedenti per droga e nessun ruolo in Cosa Nostra che venne arrestato il 29 settembre 1992, meno di tre mesi dopo la strage di via d'Amelio.

Quindici giorni dopo il suo arresto una nota del SISDE (i servizi segreti allora guidati da Bruno Contrada)  avvertiva la procura di Caltanissetta che si tratta di un pericoloso mafioso. Durante la permanenza in carcere Scarantino è oggetto di "pressioni" fisiche e psicologiche tali da fargli decidere di "collaborare" e accusare se stesso e varie persone innocenti della strage di via d'Amelio.

Ci sono voluti quatto processi e 30 anni per stabilire chi erano invece i veri artefici della strage (i Gravitano) e per stabilire che un lungo vergognoso depistaggio ad opera di settori della polizia e delle istituzioni si è protratto effettivamente fino ad oggi.

Anche se non se ne conoscono ancora i responsabili.

L'Ulivo di Borsellino, Via D'Amelio, Palermo
La sentenza di oggi purtroppo non risolve nulla. Assolve un accusato (Ribaudo) e fa cadere l'aggravante mafiosa per gli altri due. per i quali resta in piedi "solo" il reato di calunnia. Reato confermato dunque, ma prescritto. Tutti liberi. Resta solo una certezza: il più lungo depistaggio della storia d'Italia c'è stato effettivamente. Ma non ne conosciamo i colpevoli. 

E quelli che conosciamo sono morti o non sono più punibili. 

Una documentazione accurata di tutta la storia procesuale la si può trovare qui (Centro Studi Sociali contro le Mafie. Progetto San Francesco)

venerdì 8 luglio 2022

VENIAMO A PATTI

Stiamo costruendo il calendario autunnale di Città Visibili (che intanto sta crescendo, ma questa è un altra storia) e costruendo proseguiamo il nostro viaggio, l'esplorazione di "vecchie cose" che possono adattarsi ad ospitarne di nuove.  

Vecchie cose che diventano nuove idee e nuove risorse. 

Bisogna però riuscire a guardarle, le vecchie cose, in modo da vederci dentro  quello che ancora non esiste; e costruirle (le cose nuove) un passo dopo l'altro o forse, meglio, un Patto dopo l'altro.

Questa settimana siamo andati a trovare Alessandro Mondino, responsabile del Coordinamento  nazionale e referente della sezione Torinese di LABSUS /LABORATORIO DELLA SUSSIDIARIETÀ (leggi qui la squadra, per farti un idea), per parlare di Patti di Collaborazione fra Amministrazioni e Cittadini per la Cura dei Beni Comuni. 
 
I Patti di Collaborazione e la cura condivisa dei beni comuni saranno il tema di un appuntamento di CITTÀ VISIBILI il prossimo novembre (dopo l'estate faremo uscire un calendario coi fiocchi) e quindi abbiamo preso un momento per confrontarci e mettere a punto le idee.
 Siamo arrivati in via Foligno 14, a Torino,  che per decenni è stato un ingresso delle Fonderie Simbi e poi dagli anni '70 in poi, con alterne fortune, è stato utilizzato dal Comune di Torino per attività sociali. 
 
Oggi qui c'è l'ingresso delle  Officine Ozanam una cooperativa sociale che gestisce  ristorante, catering, corsi di formazione e inserimenti lavorativi ed  è la porta di un vero "spazio plurale", che si chiama "BeeOzanam" e, per dirla con le parole di chi ci lavora: "...è uno spazio dove si producono idee e comunità" (Per sapere chi era Ozanam, leggi qui).
  
BeeOzanam ospita un "laboratorio urbano" ovvero una serie di spazi condivisi fra diverse realtà, che li usano per fare formazione, coworking, si organizzano e svolgono attività. Poi c'è un ristorante e una cucina che produce catering e corsi di formazione. Ci sono anche due alloggi per housing sociale, e perfino un orto urbano e un piccolo allevamento di api sul tetto (da cui il nome: bee) e infine si organizzano eventi ed esposizioni di arte contemporanea. 
 
È qui che ha la sua base torinese "LABSUS. Laboratorio della Sussidiarietà". Quale è il suo lavoro? In estrema sintesi:  "passare dalle parole ai patti".
Ovvero: spiegare ad amministratori e cittadini come funziona l'amministrazione condivisa, accompagnare ed aiutare i progetti che partono, far conoscere i punti di forza di quelli che funzionano, aggiustare il tiro dove è necessario. 

  E' is sostanza un'officina  concreta della Partecipazione, attenta  agli aspetti comunitari e sociali come a quelli normativi, legali ed economici.
 
Insomma, per CITTÀ VISIBILI è un indirizzo giusto.