lunedì 1 agosto 2022

BOLOGNA, 2 AGOSTO 1980: IL TERRORE, LA TENSIONE, LA DESTRA ITALIANA

(L'orologio delle Stazione di Bologna)
Il due agosto è da 42 anni uno di quegli anniversari che fanno parlare dell'Italia come del "Paese delle mezze verità", non a caso il verso più noto della famosa canzone "In Italia", di Fabri Fibra e Gianna Nannini, pubblicato nell'ormai lontano (anche lui) 2008.

Di questi anniversari ce ne sono purtroppo molti, distribuiti in ogni decennio delle storia repubblicana: a partire dalla strage di Portella delle Ginestre nel 1947, passando per i contadini uccisi dalla polizia nella repressione ordinata da Scelba nel 1950, proseguendo attraverso i morti di Reggio Emilia nel 1960 (5 operai iscritti al PCI uccisi ancora dalla polizia), proseguendo con le bombe di Piazza Fontana a Milano (1969), i morti durante i "moti di Reggio Calabria" del 1970, la strage di Piazza della Loggia a Brescia nel 1974, l'attentato al Treno Italicus sempre nel 1974 - (era l'anno in cui, a Milano, Silvio Berlusconi stringeva accordi con Cosa Nostra per proteggere i propri interessi).

(Il Rapido 904, fermato da una bomba il 23/12/1984)
E ancora,, negli anni '80, la strage del Rapido 904, il misterioso abbattimento del DC9 Itavia sui cieli di Ustica, la strage di Bologna e negli anni '90 ancora le stragi mafiose di  Capaci e via D'Amelio nel 1992, le bombe a Firenze, Milano e Roma del 1993; mentre il nuovo millennio si è aperto coi fatti di Genova 2001 e ancora sangue versato e difficoltà ad identificare e punire i colpevoli. 

L'elenco dei fatti e dei morti non è completo, purtroppo; mancano, per questioni di spazio, alcuni tentativi di colpo di stato ed il contributo di sangue e paura fornito dal terrorismo di matrice "rossa", rispetto al quale, però,  lo Stato Italiano ha saputo, per fortuna, trovare una risposta determinata ed efficace.

Licio Gelli, morto impunito nel 2015
Sull'altro fronte, invece, a partire dal dopoguerra, le stragi e gli attentati sono stati il frutto di un lungo, costante, intreccio di complicità fra estremisti fascisti e neofascisti, elementi dei servizi segreti, uomini delle forze armate e delle forze dell'ordine, affiliati a società segrete e logge massoniche, mafiosi e trafficanti di varia natura uniti dal comune interesse di condizionare la vita politica italiana allo scopo di impedire l'accesso al potere delle forze di sinistra e contrastare le conquiste salariali e civili delle organizzazioni dei lavoratori.

Un esempio plastico di questo intreccio è offerto proprio dalla vicenda della strage di Bologna,  i cui mandanti sono stati individuati in Licio Gelli (che ideò e finanziò l'operazione) e altri membri della Loggia Massonica P2, ma solo dopo essersi assicurati una protezione durata decenni, mediante una strategia di depistaggio e corruzione che li ha  fatti raggiungere dalla giustizia soltanti dopo morti. 

Fra gli esecutori materiali, invece, un protagonista come Paolo Bellini è stato "inchiodato" al suo ruolo nella strage di Bologna solo con la sentenza emessa dalla Corte di Assise del 6 aprile 2022 (quarantadue anni dopo i fatti).

Paolo Bellini, nel 2019

Ma chi è
 Paolo Bellini? Praticamente un compendio di storia italiana degli ultimi decenni: "Braccio della destra eversiva negli anni 70 tra le file di Avanguardia nazionale, latitante tra Brasile ed Europa con il falso nome di Roberto Da Silva negli anni ’80, negoziatore per conto dello Stato con Cosa nostra nei primi anni ’90 e sicario di ‘Ndrangheta qualche anno più tardi." (leggi qui l'articolo di Antimafia 2000).

E ancora: "...già indagato per la strage [di Bologna, NdA] all’inizio degli anni ’80 e prosciolto nel 1992, ma nel marzo del 2019 la procura generale di Bologna (che aveva avocato l’inchiesta sui presunti mandanti, organizzatori e finanziatori della strage, vale a dire Licio Gelli, Umberto Ortolani, Federico Umberto D’Amato e Mario Tedeschi, tutti deceduti) aveva chiesto e ottenuto la revoca del proscioglimento iscrivendolo nel registro degli indagati insieme all’ex capocentro del Sisde di Padova Quintino Spella, e al capitano dei carabinieri Piergiorgio Segatel, entrambi accusati di depistaggio"  . (qui l'articolo del Resto del Carlino)

Francesca Mambro e Giusva Fioravanti
Bellini compare, fortuitamente, in un filmino girato da un turista che lo colloca alla stazione di Bologna il due agosto del 1980 e, per quei fatti, la Corte d'Assise di Bologna gli ha comminato un ergastolo, per avere trasportato e recato in città l'esplosivo utilizzato poi dai terroristi neofascisti (già condannati) Mambro, Fioravanti, Ciavardini e Cavallini.  

Ma Paolo Bellini risulta anche, da atti processuali della Procura di Palermo, essere stato presente ad Enna nell'incontro di vertice di Cosa Nostra in cui Totò Riina ordinò agli altri boss mafiosi di rivendicare omicidi e stragi commessi dal 1992 in poi con la sigla della Falange Armata.  

Negli ultimi anni, dunque, parecchie "mezze verità" sono state dette e scritte in una serie di atti processuali e di sentenze anche definitive, da quelle sulle stragi di Capaci e via d'Amelio, alla trattativa Stato-Mafia fino alla strage di Bologna.

Si tratta per parte nostra di leggere, di ascoltare, di ridisegnare nella memoria collettiva di questo paese la storia degli ultimi decenni, raccontandola per quello che è stata effettivamente, al netto dei depistaggi e delle trame eversive che l'hanno imbrattata.

Altrimenti dovremo smettere di lamentarci per essere il paese a cui viene negata la verità e cominciare a definirci come il paese credulone e compiacente che preferisce non sentirla.