giovedì 15 novembre 2018

Nuova vita per Piazzale Europa?

Piazzale Europa, Trofarello
Il 31 ottobre 2018, il settimanale locale "La Città di Trofarello" ha riportato una notizia riguardante Piazzale Europa: l'Amministrazione comunale ha avviato le procedure per realizzare nuovi lavori di sistemazione e dare nuova veste a questo spazio urbano.
Trattandosi proprio dell'area da cui prende il nome questo blog e trattandosi di un blog che vuole occuparsi proprio dei processi di trasformazione degli spazi urbani, osservando le politiche che li generano e gli effetti che hanno sulla vita dei cittadini, l'occasione è davvero ghiotta: non possiamo che occuparcene con estremo interesse.

Importanti le affermazioni del Sindaco Visca riportate sul giornale:

"...L’amministrazione ha inserito il progetto del primo lotto di Riqualificazione del piazzale Europa nell’elenco triennale delle opere pubbliche 2018/2020 nel 2019 per un importo di 200mila euro. «Abbiamo dato al progettista una serie di indicazioni. Vogliamo riportare quell’ambito ad una dignità che oggi ha perso. Atti di vandalismo ed usura hanno reso la piazza invivibile ed inservibile. Una situazione non adeguata a quella che di fatto è la porta d’ingresso alla nostra città – commenta il sindaco Visca – Affacciandosi sull’ingresso alla stazione tutti coloro che arrivano si trovano davanrio ad una situazione di totale degrado. Abbiamo dato alcune indicazioni di massima: innanzitutto mantenere le peculiarità di quel luogo e di quegli spazi che sono nati come luoghi di aggregazione e feste. Noi vorremmo farlo anche diventare uno spazio utile agli sportivi."

La Giunta Informa, n° 12 del 26/1/1999
In effetti Piazzale Europa era stato oggetto di intervento ed aveva preso la sua forma attuale nel 1999. Nella riunione di giunta del 22 gennaio 1999, l'Amministrazione, allora guidata dal sindaco Adriana Cortassa aveva approvato il progetto esecutivo (redatto dall'Ingegner Aprato) e già nel giugno di quello stesso anno approvava la concessione dell'uso temporaneo dei locali dello spazio "Ex Fornaci",(appena ristrutturato), alla Pro Loco, all'Associazione Ex Fornaci e l'uso temporaneo delle sale al piano superiore sia al Partito Popolare che al Fotoclub Neyrone, che ne avevano fatto richiesta (lo sappiamo grazie alla consultazione di copie del foglio  "La Giunta Informa" che allora l'Amministrazione diffondeva per far conoscere ai cittadini le decisioni prese).

La Giunta Informa, n° 29 del 29/1/1999
E' importante che il sindaco attuale si richiami alle intenzioni originali di destinazione d'uso della piazza e degli spazi annessi, che da subito furono di carattere ricreativo, culturale e socializzante, perché questo può forse significare un cambio di direzione rispetto a quanto fatto in precedenza da questa stessa amministrazione, quando - alcuni anni fa - ha sottratto alla cittadinanza gli spazi utilizzati per feste, riunioni e attività culturali, destinandoli alla sede dei Vigili Urbani.
E' anche confortante che finalmente venga recepita l'esigenza di ridare dignità a questo spazio, sottraendolo all'incuria nel quale versa. Anche perché l'attuale maggioranza guida ininterrottamente questo paese ormai dal 2001 e già nel 2003 venina depositata in comune una mozione firmata da oltre 300 cittadini per lamentare proprio lo stato di incuria in cui versava la piazza. chiedendo il ripristino di condizioni di utilizzabilità e pulizia accettabili.

La petizione del 2003, firmata da 300 cittadini
 Sulle dinamiche e le ragioni che influenzano la scelta della destinazione d'uso data nel tempo a questo spazio urbano scriveremo ancora nelle prossime settimane, a mano a mano che la raccolta di documenti e testimonianze ci consentirà di rendere più ricca e completa la ricostruzione.

lunedì 5 novembre 2018

Genova e l'emergenza fanghi


Il 28 settembre 2018, è stato emanato il Decreto Legge n° 109/2018, intitolato: "Disposizioni urgenti per la citta' di Genova, la sicurezza della rete nazionale delle infrastrutture e dei trasporti, gli eventi sismici del 2016 e 2017, il lavoro e le altre emergenze"

Si tratta del decreto col quale il governo italiano ha dato risposta "emergenziale", due mesi e mezzo dopo i fatti, alle complesse e onerose questioni poste dal crollo del viadotto autostradale sul torrente Polcevera, il 14 agosto 2018.  Oltre alle numerose emergenze legate alla ripresa della città di Genova, il decreto ne affronta altre, via via meno congruenti col tema principale. C'è la creazione dell'Agenzia Nazionale  per la Sicurezza delle Infrastrutture (art. 12), l'istituzione dell'Archivio Informatico Nazionale delle Opere Pubbliche (art 13).
Agosto 2017, Terremoto a Ischia
Ci sono, poi, gli articoli riguardanti i comuni interessati dal sisma di Ischia del 2017 e, in particolare, il discusso articolo 25 che fissa le  regole per definire le pratiche di condono edilizio ancora aperte, legandole a quanto disposto dalla legge 47/1985; e siamo già lontani dal crollo di Genova
Ci sono, quindi, misure riguardanti la ricostruzione delle zone terremotate in centro Italia fra 2016 e 2017. C'è  l'integrazione salariale per le imprese in crisi (art. 44) e  c'è una norma per trovare risorse a copertura di interventi di messa in sicurezza di edifici scolastici (art 42). Infine, in tutto questo panorama molto variegato, c'è  l'articolo 41 che fornisce: "disposizioni urgenti sulla gestione dei fanghi di depurazione"

L'articolo 41 modifica alcuni parametri di riferimento per ammettere "l'utilizzo in agricoltura dei fanghi di cui all'articolo 2, comma 1, lettera a), del decreto legislativo 27 gennaio 1992, n. 99...",
Di cosa si tratta? Il suddetto comma li definisce così:
"a) Fanghi: i residui derivanti dai processi di depurazione
1) delle acque reflue provenienti esclusivamente da insediamenti civili come definiti dalla lettera b), art. 1-quater, legge 8 ottobre 1 976, n. 670; 
2) delle acque reflue provenienti da insediamenti civili e produttivi: tali fanghi devono possedere caratteristiche  sostanzialmente non diverse da quelle possedute dai fanghi di cui alpunto a.1.; 
3) delle acque reflue provenienti esclusivamente da insediamenti produttivi, come definiti dalla legge 319/76 e successive modificazioni ed integrazioni;"

Fanghi da depurazione.
Fonte: http://www.agenziaimpress.it
Si tatta di un settore, l'utilizzo dei residui dei processi di depurazione, poco noto ma molto redditizio: lo smaltimento arriva a costare anche 170 € per tonnellata  e se ne trasportano a milioni di tonnellate; oltretutto, quando tali residui vengono utilizzati per correggere e migliorare le caratteristiche dei terreni agricoli è un settore che diviene molto rilevante anche per la qualità del territorio e dell'alimentazione.
La questione ruota quindi attorno ai parametri per misurare la presenza di sostanze cancerogene e dannose per la salute ai fini di ottenere l'autorizzazione a sversare tali "fanghi" sui terreni agricoli. I cosiddetti "fanghi" che residuano dai processi di depurazione, sono ovviamente ricchi di una quantità di sostanze sia organiche che mnerali e per questa ragione possono essere utili per fertilizzare o correggere la composizione carente dei terreni agricoli. Allo stesso tempo, però, possono, proprio per laloro provenienza, contenere sostanze pericolose per la salute e cancerogene, come idrocarburi, diossine, furani, PCB, toluene, selenio, berillio, cromo e arsenico, che nei terreni agricoli non dovrebbero arrivare, perchè poi attraverso le radici del mais, delle barbietole, dei pomodori e quant'altro, finiscono per concentrarsi nel nostro stomaco o in quello degli animali da allevamento.

Il settore è molto sensibile, inoltre, anche sotto il profilo della legaltà e della infiltrazione mafiosa. Enrico Fontana della segreteria nazionale di Legambiente ne ha parlato lo scorso settembre nel corso dell'incontro: "Agromafie ed Ecomafie", nel quadro della rassegna "Raccontiamoci le Mafie" (ne abbiamo parlato qui), citando i dati del Rapporto Ecomafie 2018 di Legambiente.
In sintesi, dice Enrico Fontana nel suo intervento, in Italia si consumano circa 30.000 reati contro l'ambiente ogni anno; una media di 3,5 reati all'ora. E non si tratta di "maleducazione", di cittadini che gettano nei prati il sacchetto dei rifiuti; sono quasi tutti "reati  d'impresa", commessi principalmente nel comparto del ciclo dei rifiuti e dell'abusivismo edilizio. Un giro d'affari del valore stimato di 14miliardi di euro. Poichè solo nella scorsa legislatura, nel 2015,  sono stati inseriti nel Codice Penale i reati contro l'ambiente, solo da un paiod'anni è diventato possibile fare indaginispecifiche e disporre di dati ufficiali. Ebbene, nel 2017 sono state 538 le ordinanze di custodia cautelare emesse per questi reati, il doppio dell'anno prima.
In particolare, per quanto concerne lo spandimento di fanghi industriali, le indagini hanno portato all'individuazione di "spandimento illegale di fanghi" derivati da trattamenti industriali, per 4,5 milioni di tonellate; che valgono - basta fare due conti - oltre 760 milioni di euro.
Sempre Fontana, in uno sguardo un po' di lungo periodo, sottolinea che dal 2002 ad oggi Legambiente ha censito 350 inchieste sul traffico illegale dei rifiuti, per un totale di 47,2 milioni di tonnellate di rifiuti trafficati illegalmente. Di questi, oltre  il  40% sono fanghi residui di depurazione  sparsi nei territori agricoli. Un giro d'affari illeciti di oltre 3 miliardi e 200 milioni di euro in 15 anni. E sono quasi tutti, lo ricordiamo ancora, reati commessi da imprese regolari, con forte interesse delle diverse mafie attive sul territorio.

Utilizzo dei fanghi di depurazione in agricoltura.
In questo quadro la Regione Lombardia (la regione col più alto volume di fanghi "importati" da altre regioni, specialmente del sud italia e di affari conseguenti), con una delibera della Giunta Regionale dell’11 settembre 2017, ha innalzato i valori limite delle concentrazioni di idrocarburi per agevolare l'utilizzo dei fanghi in agricoltura. Ma il TAR Lombardia ha bocciato la modifica, stabilendo che, in mancanza di una precisa disposizione nazionale, i limiti di idrocarburi ai fanghi per spandimento, debbano essere considerati uguali a limiti posti per i suoli (di buon senso dato che poi i fanghi finiscono sui suoli) rifacendosi ad una sentenza della Cassazione ( 6 giugno 2017, n. 27958).

Ed è qui, fra Lombardia ed il sud Italia, molto lontano dalle emergenze di Genova, che "al fine di superare situazioni di criticita' nella gestione dei fanghi di depurazione, nelle more di una revisione organica della normativa di settore" che l'Art 41 del Decreto Genova stabilisce che per la presenza degli idrocarburi nei fanghi da spandere sui campi, il limite va portato a 1.000 mg per kg.
La Cassazione nella sentenza citata, ricordava che in questi casi sono applicabili i parametri della normativa del 2006sulla bonifica delle aree degradate, che per il caso degli idrocarburi fissano limiti di presenza a 50 mg per kg. Il decreto genova innalza dunque di venti volte il parametro. Perchè lo fa?
Perchè altrimenti i fanghi, prima di essere riversati sui campi andrebbero ulteriormente trattati e resi idonei, portati a valori analoghi a quelli considerati idonei per i suoli, con un procedimento di bonifica oneroso, che ridurrebbe i margini di guadagno degli operatori del settore. Un corposo interesse soprattutto lombardo. Ecco, presumibilmente, la ragione di questa "emergenza" per il governo.

 https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/10/30/decreto-genova-larticolo-sui-fanghi-in-agricoltura-e-una-vergogna-nazionale-va-tolto-con-le-scuse/4728991/
http://www.greenreport.it/news/rifiuti-e-bonifiche/fanghi-di-depurazione-nel-decreto-genova-costa-norma-per-proteggere-cittadini-e-bloccare-chi-avvelena-i-campi/

https://www.basilicata24.it/2018/10/decreto-genova-fanghi-quello-pd-non-dice-59703/

http://www.altalex.com/documents/leggi/2018/10/01/decreto-genova-il-testo-pubblicato-in-gazzetta

http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/1992/02/15/092G0139/sg

https://www.legambiente.it/contenuti/comunicati/legambiente-presenta-il-rapporto-ecomafia-2018

http://www.rivistadga.it/wp-content/uploads/sites/34/2018/02/Amendola-fanghi-DGA.pdf