martedì 19 marzo 2019

Dossier #stranieri

Gli "stranieri" del Milan, alla fine degli anni '40
Abbiamo spiegato in precedenza,  nel post "Piazzale Europa, un gruppo che parla di politica..." le ragioni della scelta di costruire uno spazio di discussione comune e, quando serve, parlare con una voce condivisa. Ora, finalmente, andiamo sul concreto e partiamo col primo approfondimento: #stranieri.
 
Si tratta di una categoria che negli ultimi anni è stata a lungo centrale nel discorso pubblico in Italia, sia quello strettamente politico e sia, più in generale, nello spazio dell'informazione, della cronaca e della comunicazione sui social media.
Nell'ultima parte della scorsa legislatura, alla pressante campagna di comunicazione del centro-destra sul tema dell'invasione e della sicurezza urbana minacciata dagli stranieri ha fatto eco l'azione dell'allora Ministro dell'Interno Marco Minniti per frenare gli sbarchi dei migranti mediante accordi e finanziamenti elargiti alle milizie che controllano il territorio costiero libico (un po' pomposamente presentate all'opinione pubblica italiana come Guardia costiera libica"). In seguito, già in piena campagna elettorale per le politiche del 4/3/2018, il dibattito generato dal tentativo in extremis (peraltro fallito) del Pd di far passare in Parlamento la legge sullo Ius Soli ha ulteriormente polarizzato le posizioni e le sensibilità sul tema.
Anche la successiva campagna elettorale è stata efficacemente ancorata dalla Lega di Matteo Salvini ai temi dell'invasione e della conseguente minaccia alla sicurezza e alle risorse degli italiani; tale tema ha continuato a tenere banco nei mesi successivi per effetto delle scelte controverse del Governo ed in particolare del nuovo Ministro dell'Interno, sulla cosiddetta "chiusura dei porti" e infine per effetto della discussione e approvazione, nell'autunno 2018, del cosiddetto "decreto Sicurezza".
Nel frattempo, al ripetersi di episodi di razzismo sempre più gravi e frequenti, (punteggiati dalla reazione sempre più allarmata  del mondo cattolico e della sinistra), ha sempre corrisposto l'atteggiamento noncurante e minimizzante degli  esponenti delle forze di governo (Lega e M5S), ha fatto da sfondo all'intera questione.  Ora, a distanza di qualche mese, il tema non occupa più il centro della scena comunicativa, non si sente quasi più parlare di "invasione", eppure una serie di conseguenze importanti questi lunghi mesi le hanno lasciate, sia di ordine pratico e sia di carattere relazionale.

Lampedusa, minori "ospiti" a Contrada Imbriacola
Anche noi di Piazzale Europa, nell'affrontare la questione, ci siamo inconsapevolmente ritrovati "schiacciati" (per così dire) sui temi imposti negli ultimi anni dalle destre al discorso pubblico italiano, per cui la questione #stranieri si è presentata in modo del tutto naturale ai nostri occhi principalmente come la questione dei migranti, da declinare logicamente secondo le urgenze dell'accoglienza, del diritto di asilo, dell'integrazione, dei problemi dei rifugiati. Tali temi erano anche già stati trattati su Piazzale Europa, nei mesi scorsi, in relazione alla nota vicenda dell'inchiesta a carico di Mimmo Lucano ex Sindaco di Riace, ma anche per raccontare la vertenza dei lavoratori agricoli di Castelnuovo Scrivia, o per trattare della questione palestinese e di un gruppo di lavoro trofarellese che da qualche tempo se ne occupa attivamente  (vedi anche  qui). E su questi aspetti si tornerà ancora, con diversi interventi

Tuttavia, basta pensarci un po' su per vedere chiaramente che il tema è più ampio. Anche numericamente, l'esperienza dei rifugiati e dei richiedenti asilo, non è il fenomeno più importante che riguarda la vita dei cittadini stranieri sul nostro territorio: si tratta di poco più di 130.000 persone, secondo i dati UNCHR, mentre i lavoratori stranieri regolarmente occupati sono oltre 2.400.000 (dati del Ministero del Lavoro).
Chiedono almeno altrettanta attenzione, è evidente, i problemi della vita quotidiana, del lavoro, del welfare, dell'istruzione dei figli di questi  milioni di cittadiini, regolarmente residenti e insediatisi in Italia nel corso di differeni ondate migratorie ormai da alcuni decenni. E prestare questa attenzione significa anche, per noi, non permettere che altri ci impongano una percezione emergenziale e securitaria della categoria "stranieri". Innanzi tutto dobbiamo ricominciare a guardare coi nostri occhi e pensare con la nostra  testa

MaxGluckman
Nel 1961 un antropologo inglese che faceva ricerca nelle città minerarie dell'allora Rhodesia e del Sudafrica, Max Gluckman, ebbe a scrivere che: "un cittadino africano è un cittadino, un minatore africano è un minatore". I lavoratori stranieri sono prima di tutto lavoratori; è centrale - di conseguenza - il tema del lavoro. Quello regolare e quello (come accade a tutti i lavoratori) troppo spesso irregolare, insicuro e precario, dei lavoratori e delle lavorarici straniere che caratterizzano ad esempio i comparti dell'assistenza alla persona, dell'agricoltura, dell'edilizia.

In tutti questi casi, per i cittadini regolari e residenti da più tempo, come per quelli irregolari o arrivati da poco e ancora in attesa di avere uno status ben definito, quel che è successo nella società italiana di questi anni, ha complicato molto la vita: Iirapporti con "gli italiani" si sono fatti più difficili, l'accesso alle istituzioni più difficile, le disposizioni  del "decreto sicurezza" hanno interrotto storie anche ben avviate di integrazione e inserimento sociale.

Abbiamo dunque deciso di procedere in questa direzione, perchè non intendiamo inseguire urgenze e temi del momento imposti da altri ma desideriamo osservare la realtà e approfondire le cose con la dovuta attenzione. E abbiamo deciso di procedere raccontando delle storie, che riguardano il nostro territorio ma non solo, perchè la nostra contemporaneità è fatta ad un tempo di relazioni personali e notizie ricevute da sconosciuti su internet, di code agli sportelli ma anche di acquisti online. E' una realtà complessa sulla quale proviamo a riflettere e discutere scegliendo e raccontando una serie di storie:  storie di persone, storie di associazioni, di enti ed imprese , delle politiche che queste realizzano o evitano di realizzare.

E poi abbiamo provato ad alzare lo sguardo, a considerare  come viene vista e stereotipata l'idea di ciò che è straniero in ambienti apparentemente lontani dalle questioni dell'accoglienza e del razzismo. Ad esempio, nella diffusione dei cibi, della ristorazione, della danza, della musica cosiddetti "etnici" o nella realizzazione di eventi  commerciali come i "Festival dell'Oriente", del Western, del'Irlanda, eccetera.

La sorprendente differenza di rappresentazioni di ciò che è straniero ci può forse aiutare a capire meglio la natura tutta politica di alcune contrapposizioni identitarie che si sono imposte nella nostra vita recente e  a trovare un modo altrettanto politico per reagire. Almeno  è quello che speriamo.

Metodologicamente, affronteremo questi temi attraverso una serie di  "post" che saranno pubblicati su Piazzale Europa nelle prossime settimane sotto l'etichetta #migranti e che, speriamo, potranno provocare commenti e discussioni già nella loro vita online. Ma non ci limiteremo a questo, organizzeremo qualche evento, magari avanzeremo delle proposte. Si vedrà. Di sicuro, contiamo di interessare e coinvolgere altri in questo "comprensione di gruppo".

2 commenti:

  1. Il mondo contenmporaneo ci pone, continuamente e drammaticamente, di fronte al tema delle migrazioni. Lo spostamento dei popoli e del confronto tra le persone e le culture. Chiunque non voglia sentirsi estraneo al mondo in cui viviamo è chiamato a comprenderne le trasformazioni. Sia chi arriva in un nuovo Paese, sia chi ci vive da tempo deve confrontarsi con l'"altro", con culture e tradizioni molto diverse che fanno temere per la conservazione della propria identità originaria. Succede che le migrazioni possano generare scontri e violenze: sappiamo però che dall'incontro tra i popoli possono nascere nuove società, nuove culture, nuove civiltà. Questa forte ambivalenza è una costante nella Storia dell'Uomo. Dobbiamo vivere l'incontro con lo "straniero" come un'occasione dal punto di vista umano ed esperienziale in cui ci si può arricchire e crescere. Diciamo un'opportunità di conoscenza, riflessione e confronto sul piano dei valori e delle regole di comportamento delle comunità per crescere come individui e come società.

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  2. Due pensieri 1) i giocatori #stranieri delle squadre di calcio sono integrati nelle città in cui vivono? Lo sono i loro figli? Il fatto di essere “ricchi” li rende impermeabili ai problemi di integrazione? Oppure sono relegati nelle loro ricche case ? 2) ricordo, durante un breve soggiorno a Le Teil (paese francese gemellato con Trofarello) un’amica (insegnante di scuola media) mi disse che l’unico modo per integrare “les magrebins” era quello di farli giocare a calcio!

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