lunedì 5 agosto 2019

T.A.V. e migranti


T.A.V. e Migranti
Dopo qualche mese di silenzio, diciamo qualche anno, mi è venuto in mente questo "pippotto" per chi ha voglia di leggere cosa penso e capire se mi sono ammatito del tutto.
Primo giorno di ferie, me ne stavo seduto su una panchina mentre leggevo un giornale, dove si discuteva di TAV. Mi passa davanti una famiglia di origine (credo) nord africana. Si! lo so: non c'è correlazione tra TAV e migranti ma mi hanno spinto a tirare fuori alcuni pensieri.
Partiamo dal principio. Come molti sapranno, sono sempre stato sin dalla fine degli anni 90 un NO TAV convinto, ero iscritto nel PRC e militavo nei giovani comunisti (cosa di cui sono ancora molto fiero) e quando potevo non mancavo agli incontri che si svolgevano a Bussoleno e paesi limitrofi e, sopratutto, non mi perdevo una manifestazione contro questa grande opera inutile e dannosa per l'ambiente. Negli stessi anni partecipavo con molto interesse ai vari social forum che nascevano spontaneamente in tutta Italia, sospinti anche dalla grande manifestazione di Genova, che tutti ricordano aimè per l'uccisione di Carlo Giuliani, i Black Block, la Diaz, ecc. ma pochi ricordano il clima che si respirava mentre si raggiungeva Genova.Nelle assemblee dei giorni precedenti, sui treni, sugli autobus che raggiungevano la città si discuteva se potesse esistere un mondo migliore, se si potesse tagliare i debiti dei paesi del terzo mondo per permettere loro di risssollevarsi e crearsi una propria sussistenza ma, sopratutto, la frase che mi piaceva ascoltare o leggere era "siamo cittadini del mondo". Questa frase raccoglie tutto, anche se credo che sia più facile da dire e da scrivere quando sei nato nella parte occidentale dell'emisfero terrestre. Il destino fa si che tu nasca da questa o quella parte del mondo e, per le decisioni politiche assunte dall'uomo (ovviamente, dai più forti e potenti), se tu sei nato dalla parte sbagliata non puoi fare altro che cercare di scappare a rischio della tua vita.
..... e intanto pensavo al TAV, ai costi e benefichi che in qualche modo vengono sempre tirati in ballo e che, se non sei un laureato in economia (e non è detto che basti!), fai veramente fatica a capirci qualcosa. Pertanto io, che non sono un tecnico, esprimo un pensiero politico e fuggo un po' dai grandi numeri che di volta in volta si modificano a seconda di chi guida lo studio di fattibilità (come ad esempio il fatto di considerare una perdita economica i minori introti dovuti alla considerevole diminuzione dei passaggi autostradali, senza però considerare che - in realtà - tale aspetto dovrebbe essere inteso quale benificio dal punto di vista ambientale).
Detto questo, alla fine mi sono convinto che tornare indietro costerebbe molto di più rispetto al completamento dell'opera, la cui realizzazione in sè effettivamente contiene sicuramente anche degli aspetti positivi (ridurre il traffico su gomma per il trasporto delle merci, facilitare gli spostamenti delle persone, ecc.). A questo punto però, sarei più ben disposto ad accetare la realizzazione di quest'opera, che viene anche filosofeggiata come il ponte che unisce l'Europa, se l'Euoropa tutta assumesse però un impegno serio: ossia, decidesse per l'immediato di unire i porti del Mediterraneo, con una "TAV" che raccolga chi cerca rifugio e una vita migliore, e quindi - in concreto - che inviasse più navi per il soccorso in mare, smettendo di fare la caccia alle streghe (ops ... alle ong)! E, per il futuro cercasse veramente di "aiutarli a casa loro", questa frase non mi inquieta ..... purché poi sia seguita dai fatti e non rimanga un mero slogan politico.
Per concludere il senso del mio pensiero è: se sitrovano i soldi per costruire queste grandi opere, l'Europa (come vecchio continente) dovrebbe trovare le risorse politico/economiche per unire questo mondo, non soltanto per business ma per la cultura, per la solidarietà,per la vita e la pace per far sentire tutti veramente "cittadini del mondo".
Luca Maria Maggio





domenica 9 giugno 2019

"I ragazzi, purtroppo, stanno tornando indietro..."


Renato Mantoani. Lavoro 7/6/2019  1/8

 Nato a Torino nel 1932 da immigrati veneti, mio padre ha iniziato a lavorare a 13 anni, è diventato un operaio specializzato, ha lottato per conquistare e difendere i propri diritti. Oggi, che mio figlio ha vent'anni e inizia a lavorare (come iniziano a lavorare i ragazzi di oggi, negli "stage" con la fatica del tempo pieno e lo stipendio part-time), gli faccio questo regalo, perchè devi sapere dadove vieni per sapere chi sei. Oggi che mia figlia ha quindici anni e fatica a  trovare il suo percorso e capire che strada prendere, gli faccio questo regalo, per la stessa ragione.

Essere nato nel 1932 vuol dire che Ettore (Renato all'anagrafe, ma questa è roba da veneti) è nato sotto il fascismo, aveva sette anni quando è iniziata la 2° Guerra Mondiale; aveva 8 anni quando sono iniziati i primi bombardamenti su Torino,ne aveva 13 quando la guerra è finita e ne aveva 15 - ed era già un lavoratore - quando ci furono i grandi scioperi del 1947 per il costo della vita.

Nei suoi ricordi l'8 settembre  è l'incontro con un trombettiere disertore in fuga verso casa, che si rifugia nella latteria di via Passo Buole per trovare vestiti civili coi quali continuare il viaggio. C'è l'esperienza del fratello Ugo, operaio e partigiano dell'Officina X della FIAT Mirafiori, trasferita a Riva del Garda da Valletta, nelle gallerie della Gardesana, per volere del comando nazista del Nord Italia e poi difesa con le armi in pugno dai partigiani e dagli operai.

C'è l'impossibilità di essere assunto dalla stessa FIAT perchè un fratello comunista era già all'interno mentre quello partigiano che aveva partecipato alla battaglia di Riva del Garda era stato "allontanato" con una modesta "buonauscita" all'indomani della fine del conflitto.

E' insomma il punto di vista di un uomo che ha attraversato il XX° secolo, lavorando in fabbrica e adesso, ad 86 anni, vede che: "i ragazzi purtroppo stanno tornando indietro..."

Molte cose suscitano la voglia di saperne di più (almeno, a me la suscitano), come solo la memoria diretta riesce a fare.

Buona visione.


Renato Mantoani. Lavoro 7/6/2019  2/8


Renato Mantoani. Lavoro 7/6/2019  3/8


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Renato Mantoani. Lavoro 7/6/2019  7/8


Renato Mantoani. Lavoro 7/6/2019  1/8

giovedì 23 maggio 2019

Capaci, 23 maggio 1992.


Poche cose riguardano contemporaneamente persone, luoghi e politiche come la mafia e la lotta alla mafia.
Ecco perché ricordiamo anche su Piazzale Europa l'anniversario della strage di Capaci, il 23 maggio 1992, quando caddero Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo, anche lei magistrato, e gli agenti della scorta Vito SchifaniRocco Dicillo e Antonio Montinaro. Vi furono anche 23 feriti.

Libri su Giovanni Falcone

mercoledì 15 maggio 2019

Virgilia Maria Malagoni Lopez. Che divenne Virginia dij Can.

"...La mattina del  25 gennaio 1962, il Maresciallo Della Giovampaola usciva di malavoglia dalla stazione dei carabinieri, per recarsi all'Ospedale Santa Croce e raccogliere la testimonianza della nota vagabonda Virginia dei Cani, che la notte precedente i vigili urbani di Moncalieri avevano soccorso, ferita,confusa e completamente infangata, mentre vagava in cerca di aiuto nelle vicinanze della borgata Barauda.  

Che c'è di strano? Una vecchia vagabonda che vive sotto i ponti, una notte di maltempo scivola cade e si fa male...   non è mica strano, che c'entrano i Carabinieri?  Pensava stizzito il Maresciallo.
Anche con sua moglie ne aveva parlato, che l'aveva sentito dire dal panettiere di Borgo navile... ma Elvira, cosa c'entrano i carabinieri?  E poi era arrivata  la telefonata, dal Cavalier Rondolotto, che lo pregava di andare ad ascoltare Virginia, che lui era già andato a trovarla e sosteneva di essera stata aggredita e picchiata. 
Questo però era strano, a pensarci  Per essere stramba Virginia era stramba forte, sempre in giro a cantare, com tutti quei cani attorno... ma sempre gentile ad ogni modo, con tutti, educata... chi poteva volerle male?
Ad ogni modo Rondolotto era difficile rifiutargli un favore quando proprio lo chiedeva. Un uomo serio, molto conosciuto a Moncalieri, il fotografo del Real Collegio Carlo Alberto e buon amico del Capitano.... Come rifiutargli una cortesia? . E per Virginia, insomma, l'aveva proprio chiesta.

Sono già andato a trovarla anche io, Maresciallo - gli aveva detto  - è agitata, dice cose strane, parla di uno che l'ha picchiata... ma chi può essere stato a prendersela con Virginia dij Can?  
Della Giovampaola, per piasì.... ch'a fasa 'n saut a sente co chiel....


Virgilia Malagoni giovane, 


E così si era incamminato, nell'aria fredda, sulla salita che porta all'ospedale, pensando a tutte le volte che l'aveva vista arrivare, Virginia, con la sua carrozzina piena di cianfrusaglie, i cani di qua e di là che le obbedivano ad uno sguardo e lei poi li faceva accucciare davanti alla porta della chiesa e entrava... tutta sporca e stracciata com'era, per prendere la comunione.
Eppure - sorrise dentro di se il maresciallo - quando cantava cambiava completamente, diventava un'altra, sembrava di vederla ancora giovane e bella, cantare nei teatri come diceva spesso ..."

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Questa storia, la storia di Virginia dei Cani - al secolo Virgilia Maria Malagoni Lopez, nata nel 1890 in una provincia settentrionale della Colombia affacciata sull'Oceano Pacifico, che pochi anni dopo sarebbe entrata a far parte del Panamà, è arrivata a me oltre 25 anni fa e allora ci ho costruito su la mia  tesi di laurea. Qualche giorno fa, non so bene perchè, la storia è tornata, con una nuova urgenza di farsi raccontare.   Ho deciso di raccontarla qui, perchè è una storia che attraversa molti luoghi e molti confini diversi, coinvolge molte persone e ambienti e insomma, è una storia locale che ci parla di confini attraversati e di culture in mutamento. 

Se volete saperne di più (anche io lo voglio, è per questo che provo a scriverla) seguite il racconto, passo per passo, mentre si sviluppa qui su Piazzale Europa 

giovedì 9 maggio 2019

Dove bisogna stare? In periferia a liberarla dai fascisti

La sede nazionale (abusiva) di Casapound
In questi giorni abbiamo avuto notizia dello stupro di Viterbo, da parte di due giovani militanti di CasaPound, poi della discussione pubblica attorno al Salone del Libro di Torino, legata alla presenza fra gli espositori (poi negata, nella serata di ieri), di una casa editrice vicina alla stessa CasaPound e ancora, da Casal Bruciato (periferia di Roma) è arrivata notizia di altri militanti di CasaPound che presidiano una casa popolare, contestando la (regolare) assegnazione di un alloggio ad una famiglia Rom e, quando la famiglia ha cercato di entrare in casa, i neofascisti l'hanno  aggredita e nel disordine, un ragazzo addirittura (pochi giorni dopo i fatti di Viterbo) le ha urlato: "troia ti stupro"; al punto che son dovute intervenire le forze dell'ordine per salvare la famiglia e permetterle di entrare in casa.

Infine, martedì sera a Trofarello, ho assistito alla proiezione del docufilm "Dove bisogna stare" di Daniele Gaglianone, narrazione intima e intensa relativa a quattro donne italiane che non si voltano dall'altra parte quando si imbattono nel dolore altrui e finiscono col dedicarsi ad aiutare migranti in condizioni disperate, fra Pordenone, Como, Cosenza e la Valle di Susa.

Sono, tutte quante, storie a proposito di confini, di  "soglie", passaggi liminali (prendendo a prestito il concetto dall'antropologo Victor Turner), ovvero quei confini che, quando li oltrepassiamo,  diventiamo diversi.

Le donne raccontate da Gaglianone oltrepassano la loro soglia nel momento in cui incontrano - nel reale - il dolore altrui, proprio quello fisico, di corpi sofferenti e non arretrano, non cercano di rimuovere, ma si dispongono ad intervenire, a prendersi cura. Questo prendersi cura dei corpi le conduce rapidamente ad una profonda trasformazione anche del modo in cui vivono i loro luoghi e le loro relazioni.

Al Salone delLibro di  Torino, la presenza fra gli espositori di un editore neofascista entrava insanabilmente in conflitto con la possibilità che Halina Birenbaum, novantenne scrittrice, traduttrice e poetessa  ebrea che ha trascorso l’infanzia nel ghetto di Varsavia, e l’adolescenza nei campi di concentramento, accettasse di tenere la propria lezione agli studenti sulla memoria dell'Olocausto. Halina Birembaum testimonia personalmente, ne porta i segni addosso, che il nazismo, il fascismo e tutti i totalitarismi tracciano i loro confini mediante la violenza sul corpo, attraverso l'umiliazione e l'offesa che incide il potere sul corpo del diverso. 
 
Le tensioni a Casal Bruciato, Roma
Per questo l'urlo "troia ti stupro", la minaccia di stupro etnico  del ragazzo militante di Casapound è particolarmente grave e mette in una luce (politica) diversa anche i fatti  commessi dai suoi camerata di Viterbo. Lo stupro etnico per punire i nemici l'abbiamo vista in molti teatri di conflitto: l'ex Jugoslavia è un esempio molto vicino nel tempo e nello spazio. Ora sappiamo con chiarezza che nelle sedi dei movimenti neofascisti, fra le fila dei tifosi ultras legati a loro, nella testa dei politici che li fiancheggiano (e si fanno fiancheggiare) lo stupro etnico fa parte del panorama culturale. Che se lo scontro istituzionale dovesse scappare di mano, l'Italia somiglierebbe alla Bosnia di Karadzic o al Cile di Pinochet. Gli "esposti" per apologia di fascismo forse dovrebbero essere più freqenti e capillari.

Bardonecchia, scarpa abbandnata nelle neve
I luoghi diventano confini nel momento in cui sono contesi. E obbligano a schierarsi perchè coinvolgono l'identità; diventano confini fra Sé e l'Altro.
Non è casuale che il fascismo si affermi e manifesti anche con la violenza sui corpi e particolarmente su quelli delle donne. Lo dimostra proprio il fatto che è accogliendo l'altro come essere umano e innanzitutto come corpo sofferente  che parte la reazione individuale al fascismo ad esempio, anche, nei molti cittadini comuni, lontani dalla politica, che aiutarono gli ebrei a nascondersi e salvarsi dalle deportazioni.

I luoghi perciò vanno difesi, anche e soprattutto quelli più scomodi e più lontani dal centro urbano e sociale. Dopo avere "liberato" il Salone del Libro di Torino, bisogna liberare di CasaPound le periferie italiane; a cominciare da Casal Bruciato ,come ha scritto bene nel suo blog Piero Vereni:

"Più che il banchetto di Altaforte al Salone del Libro va rimosso dalle autorità il gazebo con il presidio di Casapound di fronte allo stabile dove si trova l’appartamento di edilizia popolare assegnato alla famiglia rom che non riesce ad entrare.
Troia ti stupro” detto da un militante dello stesso partito degli stupratori di Velletri è un’affermazione molto più grave di qualunque cosa possa essere detta nella biografia di Salvini o in qualunque altro libro fascista pubblicato finora da Altaforte."

martedì 7 maggio 2019

Il Parco per Tutti di Chieri. Delibera di Giunta e Determina

Un "Parco per Tutti"
Il Parco Giochi Inclusivo di Chieri è stato inaugurato sabato 4/5/2019 presso il parco San Silvestro  (ne abbiamo parlato in questo post); ci torniamo sopra ancora una volta, per mantenere la promessa di pubblicare anche gli atti amministrativi che hanno reso possibile questo progetto, con l'augurio che possano servire da riferimento per altri privati e amministratori potenzialmente altrettanto virtuosi.
Abbiamo già raccontato (puoi leggerlo qui) la nascita di questo spazio inclusivo (cioè aperto al gioco di bambini disabili e normodotati assieme), da un atto di responsabilità sociale di una piccola impresa del territorio chierese, la Trackysat, che ha raccolto attorno a questo progetto la volontà e la disponibilità di numerosi soggetti: privati cittadini, rappresentanti di realtà associative, amministratori e funzionari comunali.

Si tratta di un valore aggiunto importante rispetto al fatto (già di per sé rilevante) che uno spazio di gioco fruibile e inclusivo venga donato e reso disponibile alla comunità e il valore aggiunto è proprio l'idea di responsabilità sociale, attorno alla quale Davide Cattai (che ha curato e seguito tutte le fasi realizzative per conto della Trackysat)  ha raccolto i donatori, il ricevente (il Comune di Chieri) e gli utilizzatori (i privati e le associazioni che hanno partecipato alla definizione di ciò che serviva).

Davide Cattai inaugura il nuovo "Parco per Tutti"
Lo si capisce bene leggendo il breve discorso inaugurale fatto da Cattai sabato pomeriggio (puoi trovarlo qui): è stato fatto un regalo alla comunità; non c'è pubblicità, non si tratta di un investimento di marketing, non è stato lasciato spazio ai politici di turno per fregiarsi del merito dell'opera, magari a scopo elettorale (non è un fatto banale, ci sono comuni nella cintura sud di Torino dove ad ogni elezione amministrativa si inaugura una scuola o, almeno, il cantiere di una scuola).

E' la responsabilità sociale che spimge la TrackySat a donare parte dei propri utili realizzando un bene comune, senza volere in cambio della pubblicità. Ed è sempre la responsabilità sociale che spinge i funzionari del Comune di Chieri a trovare la "via burocratica" necessaria per superare la distanza che separa spesso i bisogni dalle normative.

Cose' la Responsabilità Sociale?  nel caso delle imprese è definita molto bene da una comunicazione della Comunità Europea (COM 681/2011) e coincide, in sintesi, con l'impatto che le imprese stesse hanno sulla società.

Chieri, la Delibera di Giunta n° 154/2018
Messa così, la responsabilità evidentemente costa; ad esempio, nel nostro caso,  la normativa vigente avrebbe "accettato" il posizionamento di questo tipo di giochi su una pavimentazione di ghiaia; ma una giostra, per quanto "inclusiva", piazzata sulla ghiaia non sarebbe stata accessibile dai bambini in carrozzina.  A norma, si, ma inaccessibile. Epperò la pavimentazione antitrauma costa molto, in questo caso è costata circa 16.000€ (contro i 14.000€ circa spesi per tutti e quattro i giochi installati). Per questo la Trackysat, valutata la questione, ha deciso di investire nel progetto decisamente di più rispetto a quanto originariamente preventivato.

E ancora, l'installazione di giochi in uno spazio pubblico genera costi di manutenzione e anche responsabilità civili, nel caso di danni provocati agli utenti, Costi e responsabilità che andavano previste e ripartite fra donante (che ha già prepagato la manutenzione ordinaria per i prossini 10 anni) e l'Ente che ne diviene proprietario e ne risponde, come previsto dalla Delibera di Giunta 154/2018 e dalla relativa Determina dei Servizi Finanziari.

Davide Cattai
(Ecco la Delibera di Giunta Comunale ° n° 154 del 5/9/2018 , ed ecco la Determina dei Servizi Finanziari e Patrimoniali, n° 577/2018 )

Concludiamo citando testualmente il ringraziamento rivolto da Cattai anche ai dipendenti della Trackysat:

"...che hanno contribuito con il loro lavoro quotidiano e instancabile. Credo sia una bella soddisfazione vedere la trasformazione del proprio lavoro in realtà sociali e non solo in stipendio e utile aziendale."

domenica 5 maggio 2019

Inaugurato il Parco Giochi Inclusivo di Chieri.

Sabato 4(5/20 Inaugurazione del Parco Giochi Inclusivo a Chieri
Ho raccontato (in questo post) come sono entrato in contatto con Davide Cattai e ho raccolto da lui il racconto dell'installazione di un parco giochi inclusivo a Chieri, nel parco San Silvestro.
Ieri, sabato 4 maggio 2019, nel pomeriggio, il parco è stato ufficialmente inaugurato. Si tratta della conclusione di un processo lungo oltre due anni, che ha visto la TrackySat (una piccola impresa del chierese) decidere di donare una parte del proprio utile alla collettività installando alcune giostre "inclusive" (utilizzabili contemporaneamente da bimbi disabili e normodotati).

Volantino inaugurazione
La decisione della Trackysat di non donare semplicemente i soldi al Comune di Chieri, ma di curare in prima persona la scelta, l'acquisto e l'installazione operativa dei giochi sul terreno comunale ha comportato la definizione  di un nuovo modello di interazione fra impresa, ente locale e realtà associative del territorio, per l'individuazione dei bisogni e la realizzazione pratica del progetto, ponendola - grazie all'intelligenza e disponibilità dei funzionari comunali - all'interno di una cornice amministativa e normativa adeguata e corretta.
Un simile modello non esisteva in precedenza e questo è un ulteriore dono che la TrackySat, Cattai e i funzionari del Comune di Chieri hanno fatto, non solo a quel territorio ma a tutti noi. Perchè il modello è replicabile (pubblicheremo su questo blog le delibere)

Di seguito potete ascoltare l'intera intervista a Davide Cattai e cogliere appieno l'importanza e l'originalità di quanto realizzato.
Davide Cattai. Chieri, 19/4/2019    1/2


 Davide Cattai. Chieri, 19/4/2019    2/2

martedì 30 aprile 2019

Il Treno della Memoria

Foto scattata da Edoardo Brenta durante la visita ad Auschwitz
Il Treno della Memoria è un vero e proprio progetto educativo e culturale giunto ormai alla XV edizione. L'idea del Treno nasce dalla necessità di riflettere sull'essenza dell'uomo. Ebbene sì, è proprio questo che si indaga andando a visitare i campi di concentramento. 

Si parte per un lungo viaggio alla ricerca di tante risposte, ma in realtà si ritorna pieni di domande. 
Dobbiamo sapere di cosa siamo capaci, occuparci del peggio che siamo in grado di fare, per educarci a non cadervi nuovamente. Per questo andiamo ad Auschwitz.


"E' accaduto quindi può accadere di nuovo, questo è il nocciolo di quanto abbiamo da dire" 
[cit. Primo Levi]

Alcuni degli educatori del Treno della Memoria durante la commemorazione a Birkenau
Ci piace definirci una comunità viaggiante, composta dai partecipanti sempre nuovi e da una rete di organizzatori ed educatori “alla pari”. 


Assemblea plenaria tenuta a Cracovia dai ragazzi del Treno 2
Ogni anno i ragazzi che decidono di partire fremono per sapere cosa si farà durante il viaggio, sono curiosi di conoscere la storia, sono interessati all'argomento, ma nonostante le quattro giornate di formazione che ci proponiamo di fare prima della partenza, non li prepariamo mai abbastanza a quello che andranno a vedere. Visitare i campi di concentramento trasmette tante emozioni, sempre diverse, ma ogni volta infonde uno slancio che si può trasformare in un profondo ragionamento sul presente, e non solo sul passato, generando così un confronto con la contemporaneità. Quello che ci interessa infatti, è ricordare, successivamente approfondire e studiare e, in ultimo, applicare. Ci facciamo portatori di una grande responsabilità che è quella di rievocare la storia, tramutando il ricordo in un punto di partenza per un cambiamento, una presa di coscienza nuova: diventare cittadini attivi o quanto meno più consapevoli.


Pagine di Memoria, la rivista dell'associazione Treno della Memoria
Il Treno della Memoria è un progetto aperto a tutti, quest'anno eravamo ben 4000 ragazzi sparsi per tutta Europa nel periodo che va dalla fine di Gennaio all'inizio di Marzo, tutti con lo stesso obiettivo. 
Invito tutti a parteciparvi, troverete tutte le informazioni necessarie per partire sul nostro sito e ci troverete fisicamente al Salone Internazionale del Libro. Si prevedono incontri e presentazioni volti ad approfondire il tema della Memoria e della Shoah. Presso il nostro stand potrete trovare le pubblicazioni della casa editrice del Museo Statale di Auschwitz e avere informazioni sui nostri progetti. Passate a trovarci allo stand Associazione Treno della Memoria e Museo di Auschwitz dal 9 al 13 Maggio (info).

sabato 27 aprile 2019

Davide Cattai. Giochi inclusivi e responsabilità sociale

Chieri, Parco San Silvestro, giostra inclusiva.
Non abito a Chieri e ho sentito nominare per la prima volta il Parco San Silvestro insieme alla storia della "donazione" di un set di giochi inclusivi, da parte di un'impresa locale, un pomeriggio dello scorso marzo, durante la presentazione di Alessandro Sicchiero come candidato sindaco alle prossime elezioni amministrative di maggio 2019.
L'idea che un imprenditore decida di impiegare parte dei suoi utili "restituendoli" alla cittadinanza sotto forma di bene comune ha suscitato in me notevole interesse e ho subito chiesto allo stesso Sicchiero la gentilezza di mettermi in comunicazione con i protagonisti di questa iniziativa.
 E' così che sono entrato in contatto con Davide Cattai ed abbiamo concordato di  incontrarci, un mattino, proprio presso l'area giochi del Parco San Silvestro a Chieri.

Oltre ad essere un'ampia area verde, frequentata da ragazzini e mamme con bambini, San Silvestro è anche il "polo sportivo" di Chieri. Vi si trovano lo stadio di calcio, la piscina, la palestra polivalente per la pallavolo e il basket, i campi da tennis e anche, l'abbiamo già detto, una zona attrezzata con giochi per bambini. L'appuntamento era proprio presso quest'area giochi, situata al centro del parco, nei pressi del bar.

Davanti alla preesistente attrezzatura è stata posizionata quella nuova per il gioco inclusivo, fatta installare dalla TrackySat, attraverso un percorso di progettazione e realizzazione durato circa due anni e seguito personalmente dallo stesso Cattai,  che, con giustificato orgoglio me ne mostrato il risultato 

Davide Cattai
L'area si presenta ancora circondata da una barriera che ne impedisce l'accesso, attende ancora la sistemazione di alcuni particolari, di un tappeto erboso circostante, ed un ultima pulizia, prima dell'inaugurazione definitiva prevista per il 4/5.

Cattai mi mostra, con orgoglio, i quattro giochi inclusivi installati, e comincia a spiegare: la giostra girevole è predisposta in modo che possano utilizzarla due bambini con carrozzina contemporaneamente a due bambini normodotati;  la piattaforma ruota su un meccanismo a frizione, per impedirle di raggiungere velocità eccessive.
Poi ci sono un dondolo a molla largo e spazioso, un tabellone per giocare a "Forza 4" ed un altalena a "padellone", che deve ancora essere sistemato, ma è previsto che sia abbastanza ampio da consentire la seduta contemporanea di un bambino e di un adulto accompagnatore. Il tutto è posizionato su una superficie antitrauma, appositamente studiata.

L'area attrezzata coi giochi inclusivi
Ascolto con attenzione. mi colpisce l'attenzione scrupolosa a molte criticità che possono trovare i bimbi disabili e i loro genitori nell'utilizzo dei giochi pubblici e più di tutto mi colpisce l'idea di andare oltre il gioco "dedicato" al disabile, che Cattai definisce un livello di attenzione eccellenzte ma ancora una discriminazione, per approdare al livello del gioco "inclusivo".

La TrackySat è una piccola impresa che si occupa di geolocalizzazione satellitare per la sicurezza di flotte di automezzi. Nulla a che vedere con la disabilità ed il gioco dal punto di vista imprenditoriale. Come è arrivata a questa decisione? Come è stato condotta l'interazione fra una piccola impresa di Villanova d'Asti e il comune di Chieri?

Ormai ha catturato la mia curiosità, voglio saperne di più. Ero arrivato all'appuntamento per raccogliere la storia di un'azienda che ha deciso di utilizzare parte dei suoi utili restituendoli alla comunità nella quale  opera. Mi pareva una storia interessante di responsabilità sociale d'impresa, ma ora ho la sensazione che ci sia di più. Comincio a fare domande. Dove hanno reperito i giochi? Come hanno operato per la scelta? Quanto è costato il tutto? Come hanno preso le varie decisioni?

Insmma ci sono molte domande e molte risposte interessanti, che leggerete nel prosieguo dell'intervista .

martedì 16 aprile 2019

La Comunità Araba di Torino esprime il proprio dolore per il rogo di Notre Dame

Riportiamo ilcomunicato dell'Unione della Comunitã Araba di Torino in merito all'incendio fella Cattedrale di Notre Dame di Parigi.

"L'Unione della Comunità Araba di Torino esprime la sua profonda amarezza, dispiacere e vicinanza a tutti i cristiani, al popolo francese, agli amanti dell'arte e della creatività umana intera per il terrificante incendio che ha devastato la cattedrale di Notre-Dame di Parigi. Storico capolavoro architettonico e patrimonio della cultura mondiale."

domenica 14 aprile 2019

Gerusalemme, internet, Sarajevo, Milano. Traettorie su Dio, la musica e la convivenza


Goran Bregovic
Ieri sera,  al Teatro degli Arcimboldi di Milano, ho visto il concerto di Goran Bregovic, uno spettacolo ricco e coinvolgente, nel quale un orchestra di 19 elementi tiene uniti fiati, archi, percussioni, un coro maschile e due coriste ed è capace di fondere la tradizione musicale balcanica, quella ebraica e mediorientale con un'attitudine contemporanea, portando concentrazione ed intensità da grande compositore contemporaneo.

 (Qui un servizio RAI sullo spettacolo di Bregovic)
 

Lo spettacolo riporta al pubblico milanese l'ultimo disco di Bregovic, uscito nell'ottobre 2017: "Three Letters from Sarajevo". Si tratta di tre composizioni in cui l'intera orchestra sostiene e accompagna i violini solisti, che suonano di volta in volta secondo le modalità tipiche delle tre tradizioni musicali.
E' un lavoro sulla convivenza pacifica fra le religioni e fra i popoli, un appello e un tributo che Bregovic fa alla propria martoriata città, ma a tutto il mondo, partendo da Gerusalemme per rivolgersi a tutti attraverso Sarajevo.

E' indicativo anche il modo in cui Bregovic presenta il proprio lavoro: dice che le tre lettere nascono dal fatto di avere trovato su internet la storia di una donna, una giornalista della CNN che sente parlare di un vecchio ebreo che da 60 anni tutti i giorni si reca davanti al Muro del Pianto a pregare per la pace fra ebrei, musulmani e cristiani, decide di andare a cercarlo e intervistarlo.

Trovatolo, gli domanda che cosa egli chieda a Dio da 60 anni e il vecchio gli risponde:

" prego da  60 anni per la pace, perchè i nostri figli possano crescere in un mondo senza conflitti e perchè i politici possano lavorare secondo la verità e il bisogno vero dei popoli."

"e dopo 60 anni di preghiere che impressione si è fatta?" domanda la giornalista,

"quella di parlare con un muro" risponde il vecchio "... e che insegnarci a convivere in pace forse non fa parte dei compiti di Dio, dobbiamo imparare da soli".

La storia è vera. La giornalista si chiama Rebecca Smith e lavora per CNN. Il vecchio si chiama Morris Feinberg. Qui un resoconto (e qui un altro, identico) dell'incontro che ha rimbalzato molto in internet fra blog e siti di varia natura.

Da Gerusalemme la storia ha raggiunto Rebecca Smith negli USA per chissà quali canali, magari per passaparola. E lei l'ha raccolta e diffusa attraverso Internet.  Dove l'ha raccolta, a sua volta, Bregovic restituendocela nella forma malinconica, potente e incantevole di tre composizioni, che sono un tributo alla propria città martoriata dalla guerra. E un regalo per tutti.

Ecco le tre "lettere"







giovedì 11 aprile 2019

Ex Fienile a Tor Bella Monaca, Roma. Persone,luoghi e (scuola di) politica.


Questo Blog ha un nome proprio: Piazzale Europa. E questo nome rimanda ad un luogo preciso: l'ampio spiazzo antistante la stazione ferroviaria di Trofarello, sul lato destro per chi esce dalla stazione stessa.  Questo spiazzo è caratterizzato da un imponente edificio, chiamato Ex-Fornaci, un nome che riassume in sè sia il passato produttivo e sia il presente incerto di una struttura ampia e caratteristica, usata attuamente come sede dei Vigili Urbani e come spazio per le "feste pubbliche" al coperto, ma che in passato ha ospitato anche attività associative, feste private (ne abbiamo parlato in questo articolo) e una lunga stagione di concerti e rassegne musicali organizzate dall'omonima Associazione Spazio Ex Fornaci, le cui attività si sono interrotte alcuni anni fa per mancanza di sostegno economico da parte dell'Amministrazione Comunale.

Ma il nostro Blog, anche se ha un nome locale, non guarda solo a questo territorio. Siamo, curiosi e "comparativi", ci piace esplorare i luoghi e sapere come li usano le persone, come li pensano le amministrazioni; perchè per ogni Qui, lo sappiamo, c'è sempre un Là. Se vogliamo, per alzare la mira, il grande poeta Kavafis l'ha detto mirabilmente: è il viaggio che ci fa scoprire, alla fine, il senso di Itaca.

Il nostro Piazzale Europa ed il nostro "spazio Ex", dunque, sono attualmente oggetto di un progetto di riqualificazione che punta a farne un percorso urbano per la ginnastica (eh si, proprio lì vicino c'è anche un campo da calcio semi abbandonato...), decorato anche - si dice - da una mirabile fontana "da terra". Anche questa rappresenta un secondo tentativo, dato che una fontana simile in un altra piazza di Trofarello, anni fa, si dovette rimuoverla perchè allagava la piazza a valle.

L' Ex Fienile di Tor Bella Monaca oggi
Proprio in questo periodo di nuova progettualità, capita che ci arrivino notizie di altri "Spazi Ex" e del modo in cui sono stati utilizzati, degradati e poi ripresi ancora e portati a nuova vita, una vita fatta di centri culturali e di aggregazione fra le persone.  Vogliamo condvidere queste conoscenze, vogliamo parlarne, perchè - parafrasando una vecchia canzone di Sabrina Salerno - "oltre i  cantieri c'è di più".

Lo spazio di cui vogliamo parlare, l'Ex Fienile, si trova nella periferia di Roma, a Tor Bella Monaca. Il territorio era parte di quelle estensioni terriere dell'agro romano (ecco il toponimo rurale di "fienile", passate nei secoli dalla proprietà della Chiesa a ricche famiglie della nobiltà e borghesia capitolina. Nel XIX secolo ne furono proprietari i Borghese che, nel 1937, la cedettero ai Vaselli. Dopo la Seconda Guerra mondiale partirono le lottizzazioni edilizie che rapidamente trasformarono l'agro romano in una periferia popolosa e difficile.  Dopo lunghi anni di abbandono, nel 2001, il cosiddetto "Ex fienile" fu oggetto di un progetto di recupero, vi sorse una 'Casa della Musica', uno spazio pubblico per le arti e la creatività che non venne mai terminato per mancanza di fondi  e l'area tornò successivamente in stato di abbandono.

Lo spazio per le attività culturali
La struttura è stata infine nuovamente "messa a bando" nel 2017 ed il bando è stato vinto da un consorzio di associazioni con capofila l'Associazione 21 Luglio  (che già aveva fatto parte del primo tentativo di recupero) e poi l'Associazione Culturale Psicoanalisi, la Contro-Compagnia Teatrale Sandro Gindro, il Dipartimento di Studi Storici, Filosofico-sociali  e dei Beni Culturali della vicina Università di Tor Vergata.

Lo spazio dell'ex Fienile si dipana su tre piani. I locali comprendono una sala prove e una da ballo, una sala dedicata al teatro, un ufficio con funzione anche di sportello d'orientamento ai servizi, e al piano superiore una terrazza e una cucina con un ampio spazio immaginato per ospitare iniziative culturali e momenti di socialità. Ad esempio è stato attivato un servizio educativo gratuito per i bambini da 0 ai 6 anni: “Bambini al centro” per venire incontro alle famiglie in un territorio dove i posti negli asili nido pubblici sono ben al di sotto della media. E ci sono i volontari di Terra! Onlus, che zappe in mano stanno dando vita ad un orto urbano.
Sul retro della struttura, infine, un palco malconcio e un piccolo anfiteatro di cemento ancora pieno d'erbacce nel 2017 (dove l'abbiamo già visto?) che era la piccola cavea immaginata per ospitare concerti e spettacoli.


Ecco una "visita all'Ex Fienile" reperibile sul sito di Radio Radicale



Proprio in questi spazi, e da queste collaborazioni è nata una "Scuola di Politica" che si intitola Confini al Centro, fatta di lezioni aperte alla cittadinanza e animata dal Prof Piero Vereni, Antropologo della vicina università di Tor Vergata (ne abbiamogià parlato a proposito della "cultura della sicurezza").

Di questa Scuola di Politica aperta alla cittadinanza offriremo prossimamente (col permesso di Piero Vereni) i materiali e i contenuti anche su questo blog, nella speranza che sia da auspicio affinchè, anche a Trofarello, il locale "spazio Ex" possa riqualificarsi come spazio di socialità e di cultura, polo di aggregazione e fontana, si, ma che versi sul paese conoscenze nuove e reti di rapporti fra le persone.