giovedì 9 maggio 2019

Dove bisogna stare? In periferia a liberarla dai fascisti

La sede nazionale (abusiva) di Casapound
In questi giorni abbiamo avuto notizia dello stupro di Viterbo, da parte di due giovani militanti di CasaPound, poi della discussione pubblica attorno al Salone del Libro di Torino, legata alla presenza fra gli espositori (poi negata, nella serata di ieri), di una casa editrice vicina alla stessa CasaPound e ancora, da Casal Bruciato (periferia di Roma) è arrivata notizia di altri militanti di CasaPound che presidiano una casa popolare, contestando la (regolare) assegnazione di un alloggio ad una famiglia Rom e, quando la famiglia ha cercato di entrare in casa, i neofascisti l'hanno  aggredita e nel disordine, un ragazzo addirittura (pochi giorni dopo i fatti di Viterbo) le ha urlato: "troia ti stupro"; al punto che son dovute intervenire le forze dell'ordine per salvare la famiglia e permetterle di entrare in casa.

Infine, martedì sera a Trofarello, ho assistito alla proiezione del docufilm "Dove bisogna stare" di Daniele Gaglianone, narrazione intima e intensa relativa a quattro donne italiane che non si voltano dall'altra parte quando si imbattono nel dolore altrui e finiscono col dedicarsi ad aiutare migranti in condizioni disperate, fra Pordenone, Como, Cosenza e la Valle di Susa.

Sono, tutte quante, storie a proposito di confini, di  "soglie", passaggi liminali (prendendo a prestito il concetto dall'antropologo Victor Turner), ovvero quei confini che, quando li oltrepassiamo,  diventiamo diversi.

Le donne raccontate da Gaglianone oltrepassano la loro soglia nel momento in cui incontrano - nel reale - il dolore altrui, proprio quello fisico, di corpi sofferenti e non arretrano, non cercano di rimuovere, ma si dispongono ad intervenire, a prendersi cura. Questo prendersi cura dei corpi le conduce rapidamente ad una profonda trasformazione anche del modo in cui vivono i loro luoghi e le loro relazioni.

Al Salone delLibro di  Torino, la presenza fra gli espositori di un editore neofascista entrava insanabilmente in conflitto con la possibilità che Halina Birenbaum, novantenne scrittrice, traduttrice e poetessa  ebrea che ha trascorso l’infanzia nel ghetto di Varsavia, e l’adolescenza nei campi di concentramento, accettasse di tenere la propria lezione agli studenti sulla memoria dell'Olocausto. Halina Birembaum testimonia personalmente, ne porta i segni addosso, che il nazismo, il fascismo e tutti i totalitarismi tracciano i loro confini mediante la violenza sul corpo, attraverso l'umiliazione e l'offesa che incide il potere sul corpo del diverso. 
 
Le tensioni a Casal Bruciato, Roma
Per questo l'urlo "troia ti stupro", la minaccia di stupro etnico  del ragazzo militante di Casapound è particolarmente grave e mette in una luce (politica) diversa anche i fatti  commessi dai suoi camerata di Viterbo. Lo stupro etnico per punire i nemici l'abbiamo vista in molti teatri di conflitto: l'ex Jugoslavia è un esempio molto vicino nel tempo e nello spazio. Ora sappiamo con chiarezza che nelle sedi dei movimenti neofascisti, fra le fila dei tifosi ultras legati a loro, nella testa dei politici che li fiancheggiano (e si fanno fiancheggiare) lo stupro etnico fa parte del panorama culturale. Che se lo scontro istituzionale dovesse scappare di mano, l'Italia somiglierebbe alla Bosnia di Karadzic o al Cile di Pinochet. Gli "esposti" per apologia di fascismo forse dovrebbero essere più freqenti e capillari.

Bardonecchia, scarpa abbandnata nelle neve
I luoghi diventano confini nel momento in cui sono contesi. E obbligano a schierarsi perchè coinvolgono l'identità; diventano confini fra Sé e l'Altro.
Non è casuale che il fascismo si affermi e manifesti anche con la violenza sui corpi e particolarmente su quelli delle donne. Lo dimostra proprio il fatto che è accogliendo l'altro come essere umano e innanzitutto come corpo sofferente  che parte la reazione individuale al fascismo ad esempio, anche, nei molti cittadini comuni, lontani dalla politica, che aiutarono gli ebrei a nascondersi e salvarsi dalle deportazioni.

I luoghi perciò vanno difesi, anche e soprattutto quelli più scomodi e più lontani dal centro urbano e sociale. Dopo avere "liberato" il Salone del Libro di Torino, bisogna liberare di CasaPound le periferie italiane; a cominciare da Casal Bruciato ,come ha scritto bene nel suo blog Piero Vereni:

"Più che il banchetto di Altaforte al Salone del Libro va rimosso dalle autorità il gazebo con il presidio di Casapound di fronte allo stabile dove si trova l’appartamento di edilizia popolare assegnato alla famiglia rom che non riesce ad entrare.
Troia ti stupro” detto da un militante dello stesso partito degli stupratori di Velletri è un’affermazione molto più grave di qualunque cosa possa essere detta nella biografia di Salvini o in qualunque altro libro fascista pubblicato finora da Altaforte."

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