mercoledì 22 giugno 2022

ANTIMAFIA 30 ANNI DOPO: CI VUOLE UN CAMBIO DI PASSO


Don Ciotti, Campus Einaudi, Torino 21/6/2022

Ieri, martedì 21/06/2022, sono andato ad ascoltare la lezione inaugurale del quarto modulo del "Master Antimafia e Anticorruzione APC", (per approfondimenti sul master, leggi qui), nella sala Lauree del Dipartimento di Politiche Culture e Società, presso il  Campus Einaudi dell'Unito.

La lezione inaugurale è stata in effetti una conversazione ricca e appassionante fra 4 testimoni di rilievo di questi ultimi 30 anni di storia italiana (anche al di là della questione mafia/antimafia): 

Rosy Bindi, già Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, Enrico Deaglio, giornalista e scrittore il cui ultimo libro tratta proprio del lunghissimo depistaggio relativo alla strage di via D'Amelio; il prof. Rocco Sciarrone, sociologo dell'Università di Torino e fra i maggiori studiosi del fenomeno mafioso e infine Don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele e di Libera, una vita spesa per la giustizia sociale e la lotta alla corruzione e alle mafie. Il tutto condotto da una moderatrice di rilievo come Elena Ciccarello, direttrice responsabile de "La Via Libera" la rivista di approfondimento edita proprio da Libera.

Il video non include i primi due interventi, in collegamento remoto, di Rosi Bindi e di Enrico Deaglio . Comprende però quelli del Prof. Sciarrone (dal minuto 01 al minuto 22) e di Don Luigi Ciotti (dal minuto 22,30 a 1:12:00), oltre alle successive osservazioni di Elena Ciccarello , Rosi Bindi e Enrico Deaglio. (Potete comunque visionare qui il video originale dell'intera tavola rotonda, curato dal Dipartimento di Culture Politiche e Società, mentre qui, invece,  trovate il post istituzionale della pagina FB del Master in Antimafia e Anticorruzione).


La discussione ha messo in luce che, trent'anni dopo le stragi del 92, con tutto quel che di buono è stato fatto, soprattutto - come argomenta il Prof. Sciarrone -  avere assicurato la costruzione sociale della mafia come "male",  il contrasto deve fare un salto di qualità, non riesce più a reggere la battaglia col passo di questi anni. 

Si è anche rilevato che manca nella memoria collettiva e nel discorso pubblico la connessione storica fra le stragi di mafia, tangentopoli e gli sviluppi politici del passaggio alla cosiddetta "seconda repubblica".

Ed è stata evidenziata l'anomalia del depistaggio relativo alle indagini per la strage di via D'Amelio, una colossale opera di occultamento della verità organizzata e perseguita in modo professionale da funzionari di alto profilo dello stato e durata tre decenni. Per queste ragioni appare più che mai essenziale "politicizzare" la questione, vale a dire passare dalla ricerca  della verità per via giudiziaria ad un'accertamento di carattere politico e storiografico. Dalla legalità alla costruzione di una memoria collettiva condivisa.

Alla "legalità" , insomma, bisogna sostituire una parola d'ordine più alta e più radicale. "Giustizia sociale" propone Don Ciotti. E non possiamo che concordare.

E bisogna interrogarsi, come venne fatto allora, su cosa si può fare di più. Cosa ciascuno può fare, di più.







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