Se la terribile strage
di cinquanta mussulmani in preghiera a Christchurch in Nuova Zelanda
per mano di un fanatico suprematista bianco ci ha tolto il fiato e la
parola, la risposta che la prima ministra neozelandese Jacinda Ardern
ha dato in Parlamento ci ha restituito la speranza che la pace sia
possibile, come ha detto, nel nome “della diversità, della
gentilezza, della compassione”.
Queste parole hanno
segnato un confine nuovo, chiaro e attivo tra il razzismo, anche
nella sua forma attuale del suprematismo bianco, il sovranismo in
tutte le sue declinazioni, e le società e le persone che scelgono di
vivere nel segno dell'accoglienza e della solidarietà: “Siamo e
rimarremo un rifugio per chi condivide i nostri valori”.
Perchè quella strage
non è stata solo morte, violenza e dolore, ma è stata anche un
messaggio politico lanciato con tutti i mezzi, a partire dai social:
“Con il suo atto terroristico cercava molte cose, e tra queste la
notorietà”. La notorietà propria e di quella ideologia, il
suprematismo bianco, che oggi lavora intensamente per avvelenare le
menti e armare le persone di odio e di violenza.
Il tema che è stato
rilanciato a Christchurch è “la grande sostituzione”, teoria
secondo cui nell'occidente sarebbe in atto, in ogni parte del mondo,
una sostituzione degli europei, razza superiore e detentrice di una
cultura superiore, con gli immigrati. Gli immigrati, l'ossessione dei
sovranisti di casa nostra e, come si vede, non solo di quelli di casa
nostra.
Ci sono molti elementi
che si accavallano nel messaggio lanciato con la strage di
Christchurch. Il razzismo, prima di tutto, anche così estremo, in
Occidente non è fenomeno minoritario, marginale, ma è profondamente
radicato nella storia, che sia stato di matrice religiosa, contro gli
ebrei dal medioevo in poi, di matrice economica, nell'epoca del
colonialismo e della tratta degli schiavi africani, di matrice
arianista con il nazismo. La bestia terribile continua a vivere
dentro la trasformazione sociale di questo tempo ed esce, sempre più
aggressiva, a mano a mano che tante persone vengono spinte ai
margini, perdono riferimenti sociali, valoriali, cercano un nemico
contro cui sfogare l'impotenza derivante dalla propria sconfitta.

Infine la terribile
solitudine che oggi attanaglia le persone, che cancella la
cittadinanza, l'esistenza ed il bisogno di una comunità, che spinge
alla ribellione solitaria che cerca nell'eco di altrettante
ribellioni il senso di un nuovo stare insieme, nel branco. È un
branco sparso, il suo linguaggio unificante è quello dei videogiochi
“spara e uccidi”. Un branco che si riconosce in gesti
individuali, pubblici e pubblicizzati dalla velocità delle notizie,
efferati per essere facilmente amplificati, e tra quelli è
annoverata non a caso la strage di Macerata.
Questo è ciò che ci
dice la mattanza di Christchurch, non fatto isolato, ma anello di una
catena che cerca di imprigionarci. Le parole di Jacinda Ardern ci
hanno dato conforto, ma tocca a ciascuno di noi non lasciarle cadere.
Perchè ci aspetta una lunga marcia nel buio.
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