mercoledì 31 ottobre 2018

A Trofarello, l'inclusione sociale a tavola


28/10/2018, Oratorio San Giuseppe, Trofarello
Domenica 28 ottobre a Trofarello, comune di circa 11.000 abitanti nell'area metropolitana a sud di Torino, si è svolto un pranzo "inclusivo" che merita di essere raccontato.

Lo scorso febbraio,  un gruppo di trofarellesi sconcertati  dai fatti di Macerata;  sconcertati e spaventati si, ma anche decisi a fare qualcosa, ha cominciato a trovarsi per pensare a come rispondere - in pratica - alla marea montante di odio razziale e violenza che si stava (sta) propagando per il Paese.
La risposta è finalmente arrivata a marzo, con la decisione di creare un gruppo (che appunto prende il nome di "Gruppo !0 Marzo")  dedito ad organizzare iniziative concrete per favorire la coesione e l'inclusione sociale degli stranieri residenti sul territorio.
La prima concreta iniziativa è stata appunto l'organizzazione di un pranzo che ha coinvolto trofarellesi di diverse nazionalità e differenti regioni d'Italia, favorendo la conoscenza reciproca e anche creando un clima allegro, di festa.
Il pranzo si è tenuto nei locali dell'Oratorio San Giuseppe di Trofarello, grazie al convinto e generoso sostegno all'idea offerto dal parroco di Trofarello, don Sergio Fedrigo. Il tutto, merita di essere sottolineato, accuratamente lontano da clamori e da polemiche politiche, anche per favorire la tranquillità dei partecipanti stranieri, già di per se spaventati dal clima generale che si respira in Italia. Solo sul settimanale locale, "La Città di Trofarello", sono apparsi un articolo, accompagnato da un video sul sito del giornale stesso.

Il "pranzo inclusivo" è  stato, fa piacere dirlo, un vero successo. Ha visto la partecipazione di un centinaio di persone creando un’atmosfera di calda e piacevole. 
con le parole di Adriana Cortassa, una delle organizzatrici e partecipanti: 
"La giornata è iniziata come un laboratorio che ha visto protagonisti adulti e bambini nell’organizzare piatti tipici, ornati della bandierina del paese di provenienza, allegata ai relativi ingredienti. Il risultato è stato un trionfo di piatti: dalle orecchiette pugliesi al cous cous senegalese, dal riso el moro della Repubblica di Santo Domingo al chico balançado brasiliano. Sì, perché il nostro territorio dispone di risorse veramente eccezionali ed a noi sconosciute, ma se solo uniamo le nostre energie e le nostre competenze otteniamo un caleidoscopio di ricchezze, bellezze e di culture che si incrociano e si completano. Così non abbiamo bevuto solo acqua e vino, ma anche thé alla menta marocchino e KarKadé congolese, abbiamo assaggiato cibi piemontesi, come il classico antipasto ed i peperoni con la bagna caoda e polpette calabresi di Riace, acciughe al verde e melanzane alla parmigiana calabresi. I dolci sono poi stati la cornice di un puzzle variegato e profumato: il dulce de leche cubano accanto a tiramisu succulenti e torte farcite con panna o farina di nocciole. La macedonia poi aveva la pretesa di essere internazionale e le caldarroste di scaldare il cuore in una giornata di pioggia. "
La giornata ha lasciato tutti i presenti  con il desiderio comune di ripetere questa esperienza così significativa, coinvolgendo più persone, per allargare il "messaggio di unione, solidarietà e pace [...] in un periodo storico in cui sembrano dettar legge l’odio e la discriminazione: noi ci impegneremo sempre perché possa prevalere l’unione sulla disgregazione, la pace sulla guerra, l’amore sull’odio, perché crediamo con tutta la nostra forza, con tutti noi stessi, che gli uomini devono avere tutti gli stessi diritti." Sono sempre le parole degli organizzatori.

 E' davvero importante quello che è stato fatto: in risposta alle voci che continuamente soffiano sul fuoco delle paure, delle divisioni, dell'intolleranza, reagire sul piano della convivialità, dello stare insieme comebase per iniziare a conoscersi reciprocamente. Che è l'unico antidoto (la conoscenza) al razzismo e all'esclusione.

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