sabato 14 maggio 2022

NAQBA. 15 MAGGIO DI SOLIDARIETA, PER TUTTE LE "CATASTROFI".

Il 15 maggio di ogni anno, dal 1948 i palestinesi ricordano la Nakba ovvero la "catastrofe", in ricordo della cacciata dalle proprie terre, dalle proprie abitazioni, di centinaia di migliaia di persone.
La data coincide, ovviamente con la proclamazione dello Stato di Israele, per il quale ha naturalmente un significato opposto.
Dopo 74 anni di violazioni sistematiche dei diritti umani dichiarate e condannate in diverse nelle risoluzioni delle Nazioni Unite, Israele continua impunemente "(letteralmente) ad espropriare e colonizzare abusivamente le terre palestinesi, sradicando e deportando la popolazione palestinese, nel silenzio dei media occidentali, che manipolano e censurano l'informazione, in quanto gli interessi economici, politici e militari prevalgono sulla libertà di informazione.

Quella istaelo-palestinese è una guerra, un'occupazione militare, che da molti decenni si combatte "vicino" a noi (circa 2100 km separano Roma sia da Donetsk (Ucraina) che da Gaza (Palestina). Eppure è una guerra, un'occupazione militare, di cui non si parla e che si preferisce non vedere. 

Pochi giorni fa, l'11 maggio 2022, Shereen Abu Aqleh, giornalista palestinese, corrispondente di Al Jazeera , da anni in prima linea per raccontare al mondo ciò che accade in Palestina, è stata deliberatamente uccisa da un cecchino, con un solo, preciso colpo di arma da fuoco al collo, mentre indossava un elmetto protettivo e un giubbotto antiproiettile con la scritta "Press". Un'esecuzione.
Shereen Abu Aqleh stava documentando, all'interno del campo profughi di Jenin; in Cisgiordania, l'attacco condotto dall'esercito israeliano in quelli che vengono definiti Territori Occupati Palestinesi (OTP) considerati sotto occupazione illegittima dalla risoluzione 242 dell'ONU e dalla Quarta Convenzione di Ginevra

Shereen Abu Aqleh indossava, come si è detto, il giubbotto antiproiettile con la scritta Press e l'elmetto protettivo, quindi era chiaramente identificabile quale giornalista ed è stata volutamente colpita al collo; la sua morte è stata immediata.

Da tempo, Israele si trova sotto accusa per crimini di guerra di fronte alla CPI, Corte Penale Internazionale, il massimo tribunale in materia di protezione di diritti umani.

Assassinare giornalisti in contesti di occupazione militare significa silenziare la voce di chi lavora per documentare la verità e negli ultimi 10 anni, 24 giornalisti palestinesi sono stati uccisi dall'esercito israeliano

Il 3 maggio si è celebrata la Giornata Mondiale per la libertà di stampa per riaffermare queste libertà come diritto fondamentale, per difendere i media dagli attacchi alla loro indipendenza e per ricordare tutti i giornalisti uccisi nell'esercizio della loro professione. Come Ilaria Alpi o Giancarlo Siani.

Il 4 maggio scorso è stato pubblicato l'ultimo report di Reporters whithout Borders, che valuta lo stato del giornalismo e il suo grado di libertà in 180 paesi del mondo. In questa classifica l'Italia occupa il 58° posto, Israele l'86° La Russia occupa il 155°.

Nel suo reportage di ieri a Propaganda Live, Francesca Mannocchi reporter in Ucraina dall'inizio dell'invasione russa, ricorda Shereen Abu Aqleh con queste parole: "Il rischio è che questa guerra (riferendosi al conflitto in Ucraina) sia una guerra lunga e che diventeremo distratti... E a questo proposito vorrei spendere delle parole su Shereen Abu Aqleh che in un'intervista del 2021 racconta di lei, di una voce limpida e attesa che è stata nelle case. Lei palestinese, americana, cristiana. Lei che oggi è stata celebrata dalle migliaia di persone che abbiamo visto, diceva -Non dimenticherò mai l'enormità della distruzione, la sensazione che la morte fosse vicina. Abbiamo lasciato le nostre case, preso le nostre macchine fotografiche, ci siamo spostati da un posto all'altro, attraversato posti di blocco, sentieri tortuosi, abbiamo dormito negli ospedali con persone che non conoscevamo, e nonostante il pericolo abbiamo continuato il nostro lavoro, giornalistico e di reportage. E' accaduto nel 2002, raccontando dalla Cisgiornania sotto il fuoco massiccio della forza di occupazio militare sotto gli attacchi più gravi dal 1967. Nei momenti più difficili ho avuto paura, ho scelto il giornalismo per stare vicino alla gente. Sapevo che non sarebbe stato facile cambiare la situazione ma almeno sono riuscita a portare la voce dei palestinesi nel mondo "

C'è riuscita. Ma i palestinesi che sono andati a celebrare il suo funerale e a portarle il loro tributo sono stati assaliti dall'esercito israeliano e presi a manganellate, perchè sventolavano la bandiera palestinese. 
Perchè - ricordiamolo - in Israele è attualmente vietato portare durante le manifestazioni e in piazza la bandiera nazionale palestinese.

Per queste ragioni, per la pulizia della sua voce, da oggi dobbiamo chiere giustizia anche per Shereen Abu Aqleh e per la sua gente. Così come chiediamo giustizia ancora oggi per Anna Politkovskaja, uccisa a Mosca nel 2006 per le sue inchieste sulla guerra in Cecenia.
La guerra è guerra, l'occupazione è occupazione, la libertà di parola è libertà di parola, indipendentemente dalla latitudine e dalla longitudine.

Anche la solidarietà e l'attenzione  dovrebbero esserlo.

Dopo avere generosamente ed efficacemente organizzato la solidarietà nei confronti dell'Ucraina e dei suoi profughi chiediamo adesso, con forza, che le nostre istituzioni locali con gesti semplici e pratici, estendano questa generosità ad altre gravi ingiustizie le cui tracce arrivano, purtroppo numerose, sul nostro territorio. 

(Paola Paniê, Un ponte per Gaza, Trofarello)

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